Suardi: tra storia e leggenda
La storia di Suardi, uno dei borghi meno noti e più belli della Lomellina, comincia nell’anno Mille, quando i conti palatini di Lomello fecero erigere, nella zona tra Borgofranco e Gambarana, il castello di Santa Maria, allo scopo di difendere quella parte di territorio che confinava con il Piemonte e i possedimenti del Savoia.
Con il passar del tempo venne costruita anche una chiesetta, che assunse il nome di Sancta Maria de Zuardis o Suardis, un nome dalle origini tedesche e al tempo stesso ricordo della vecchia Lomellina longobarda.
A poco a poco, dove c’erano solo una chiesa e un castello, arrivarono i primi contadini che eressero le loro capanne per coltivare la terra paludosa bonificata dai monaci che vivevano nelle vicine abbazie, poi le capanne divennero delle case e cascine vere e proprie.
Con la fine del Duecento, in quella striscia di terra e foreste che circondavano la vicina palude, il piccolo paese assunse il nome di Borgofranco, come a ricordare la sua posizione di confine tra due signorie e due regioni.
Nel Quattrocento, grazie alla lavorazione del lino, Borgofranco divenne uno dei centri agricoli più noti della Lomellina, che dava lavoro a un gran numero di contadini non solo della Lombardia, ma anche del Piemonte, che vedevano nella lavorazione di un materiale così pregiato l’unico modo di uscire dalla povertà.
Ma nel 1801 una piena del fiume Po danneggiò gravemente Borgofranco, lasciando circa un terzo degli abitanti senza casa e lavoro, mentre quella del 1808 diede il colpo di grazia a un paese ormai deserto, distruggendo le case, oltre a danneggiarare la chiesa di Santa Maria e il castello.
Gli abitanti non si arresero e riedificarono le loro case al di là del Po e sulla strada che conduceva al convento di Santa Maria delle Grazie.
Tra il 1814 e il 1815 si formò il nuovo paese, che prese il nome di Santa Maria di Suardi, per poi nel 1863 assumere l’attuale denominazione di Suardi.
Ma la storia di Borgofranco finì solo nel 1896, quando la terza inondazione del Po rase al suolo il castello, ormai in rovina, e la chiesa di Santa Maria, che oggi sono sotto il letto del fiume e di tanto in tanto riemergono nel periodo estivo, quando il Po è in secca a causa del caldo.