La chiesa di San Dionigi a Vigevano
Nel cuore del centro di Vigevano, a pochi passi da Piazza Ducale, si trova la chiesa di San Dionigi, dalla storia particolare…
Non si hanno notizie sull'edificazione della chiesa di San Dionigi, e solo il beato Francesco Pianzola riferisce di un “fratel Bregundo di Gravellona rettore e ministro dell’ordine dei frati della povertà in San Dionigi di Vigevano “ come anche da Matteo Gianolio nel suo De Viglevano.
La Chiesa era sede della più antica e potente confraternita del Borgo, quella dei Disciplini di san Dionigi, laici di entrambi i sessi che gestivano l’ospedale di sant’Antonio annesso alla chiesa, dispensavano l’acqua per gli infermi e assistevano i carcerati fornendo cibo, vestiario, giacigli, cure mediche e sostegno spirituale.
Quest’attività assistenziale era facilitata anche dal fatto che le carceri erano allora ubicate nell'adiacente Contrada degli Sbirri, ora via Santa Croce.
Le sentenze di condanna a morte mediante impiccagione erano eseguite prevalentemente in una località fuori porta, prima a San Giuliana, e successivamente fra la chiesa di San Bernardo e via Trivulzio, ma raramente la forca era eretta davanti alla chiesa di San Dionigi, dove venivano inumati i cadaveri dei giustiziati, proprio perché tali sepolture erano a carico della Confraternita.
Nella chiesa di San Dionigi si trovano oggi, in una fossa comune, i resti dei giustiziati e nel pavimento della chiesa, accanto all’ingresso, si può vedere una botola circolare, dove i corpi venivano calati nel sotterraneo.
Cosa vedere nella chiesa di San Dionigi
La struttura della chiesa com'è oggi risale al 1750, quando i confratelli ottennero il permesso di poter costruire un nuovo edificio.
La facciata è impostata su un doppio ordine diviso da un segnapiano notevolmente aggettante, mentre l’interno è costituito da una navata unica con il presbiterio sopralzato e delimitato da balaustre in marmo.
Al centro si innalza la cupola sorretta da quattro archi a tutto sesto, che poggiano su un cornicione sporgente, il campanile fu alzato nel 1830, per renderlo più in sintonia con le nuove linee architettoniche.
Alla devozione della Confraternita si devono i capolavori presenti ancora oggi nella chiesa e nel presbiterio, al di sopra dell’altare maggiore, si trova una grande tela raffigurante Il martirio di San Dionigi, opera del pittore Giovan Battista Crespi detto il Cerano, e il cosiddetto Sepolcro di San Dionigi, gruppo ligneo policromo costituito da otto statue a grandezza naturale, lavoro del XV secolo di ambito lombardo o piemontese.
Il gruppo è testimoniato nella chiesa dal 1568, quando il vescovo Maurizio Pietra concesse un’indulgenza di quaranta giorni ai devoti che vi pregavano innanzi.
Gli affreschi della chiesa sono opera del pittore vigevanese Giovan Battista Garberini, che nel 1850 decorò la lunetta dell’abside con La gloria di Maria Vergine assunta in cielo e nel 1889-90 dipinse otto affreschi che illustravano le Storie di san Dionigi e la sua venerazione per la Vergine.
Nella volta dell’abside si trova un altro affresco dello stesso autore che rappresenta l’evangelizzazione della Gallia da parte del Santo.