La cascina Belvedere
Uno dei gioielli dimenticati del Rinascimento Pavese diventato oggi un’azienda agricola.
Le prime notizie riguardanti la cascina Belvedere risalgono al 1181, quando in un documento viene citato “Guidus De Belvedere” come il proprietario di alcuni appezzamenti di terreno nei dintorni di San Damiano al Colle.
Il 6 febbraio del 1503, come è riportato da un documento conservato nell’Archivio Notarile di Pavia, i conti Bolognini vendettero quei possedimenti, che comprendevano una cascina con giardino murato e una azienda agricola dotata di vigna e pescheria, al senatore ducale Filippo Bottigella.
Dopo la morte del senatore le sue terre passarono al figlio Pier Francesco, che a sua volta le passò poi al figlio G. B. Bottigella.
Per tutto il Seicento il complesso appartenne ai Bottigella, come è dimostrato dal resoconto di una visita pastorale all’Oratorio di Belvedere risalente al 1609, quando vi viveva Matteo, pronipote di Filippo, e da una serie di graffiti e capitelli di quello stesso periodo.
Con la fine del secolo la cascina venne venduta alla famiglia milanese Pallavicini, che ne fu proprietaria fino alla fine dell’Ottocento, quando la cascina e il borgo di Belvedere vennero unificati al comune di Valle Salimbene, di cui ancora oggi ne fanno parte come frazione.
Dell’antico corpo della cascine, edificato nel Rinascimento, oggi purtroppo ci rimane molto poco dove le varie modifiche e demolizioni avvenute nel corso dell’Ottocento e del primo Novecento.
La corte della cascina è composta da due fabbricati che sono uniti da una pianta a L con porticati dotati di arcate a tutto sesto. Originalmente il corpo rettilineo che si trova a nord era distribuito su due piani, per poi subire pesanti modifiche a cause delle recenti tramezzature e del rifacimento dei soffitti nei locali interni, mentre nella facciata le cornici e gli archivolti del piano terra mantengono tracce delle forme rinascimentali originarie.
Il porticato che conduce in questa parte della cascina è ad arcate profilate con cornici in cotto sorrette da colonne in granito dotate di capitelli della foggia arcaica ed alcuni intonaci dipinti a rombi, che sono tutto quello che rimane delle antiche grondaie sostenute da travi lavorate.
A ovest della corte si trova il secondo corpo rettilineo, che venne edificato verso la fine del Seicento, come dimostrano i grafitti e i capitelli che recano lo stemma dei Bottigella, mentre la decorazione presenta caratteri ancora primitivi, come si evince dal duplice giro di foglioline che orna i capitelli, molto utilizzato sotto gli Sforza. Non molto lontano dalla corte si trova un fabbricato risalente al Medioevo, in cui si può ammirare una grande sala situata al piano terra, con due file di colonne e coperta da volte a crociera poi modificate da tramezzi situati in tre vani, mentre ad ovest presso i muri del perimetro, c’e una torre mozzata, databile verso la fine dell’epoca viscontea.