Il municipio fascista di Pavia
Un edificio un po’ dimenticato protagonista della storia della Pavia fascista, ma che comunque ci può raccontare un pezzo di storia della prima metà del XX secolo.
Fino alla seconda metà degli anni Trenta gli uffici dell’Economato di Pavia, con l’Anagrafe, lo Stato Civile e la Direzione delle Imposte, si trovavano nelle stalle di Palazzo Mezzabarba, che dal 1861 era diventato il municipio di Pavia.
Poiché la situazione, col passar degli anni, era divenuta sempre meno sostenibile, nel 1933 il Comune decise di approvare un progetto, creato dall’architetto Carlo Morandotti, che avrebbe permesso una sistemazione nuova e moderna per gli uffici pubblici del Municipio.
Alla fine del 1934 furono demoliti gli uffici che si trovavano in Via Scopoli, non molto distante da palazzo Mezzabarba, dopodiché iniziarono i lavori per il nuovo fabbricato, che era a levante della piazza, con il fronte nella piazza stessa, perché non solo si doveva tener conto del municipio, ma anche dell’oratorio settecentesco consacrato al santi Quirico e Giulitta.
Sempre pensando al collegamento tra i due edifici, fu sviluppata una struttura architettonica che avrebbe avuto il ruolo di contrasto tra il verticale piano terreno e l’orizzontale di quello superiore, relativamente molto più basso.
Alla fine fu eretta una struttura dalla forma di una torre che all’esterno presentava una serie di bassorilievi dello scultore Scapolla sulla storia di Pavia, dall’arrivo del Longobardi fino ad arrivare alla liberazione della città, nel 1821, alla presenza di re Carlo Alberto.
Il complesso fu inaugurato il 3 novembre del 1936 alla presenza del sindaco di Pavia e dello stesso Benito Mussolini.
Tramite una ripida scala, ancora oggi presente, si accedeva dal pian terreno di palazzo Mezzabarba a un atrio aperto, che fungeva da accesso per i nuovi uffici.
La facciata che da piazza è circondata da una fascia marmorea, che finisce in un grande portale con architrave, mentre dalla parte di via Scopoli vi sono una porta mediana con fasce verticali a forma di ceppo e un finestrato, oltre a stemmi ghibellini nella parte superiore.
All’interno dei due corpi è presente uno scalone semielicoidale, che conduce al piano di sopra, mentre tutti i piani sono connessi da una scaletta a chiocciola secondaria.
Entrambi i piani hanno grandi saloni con gli sportelli per il pubblico, chiusi da una serie di lucernari in vetro e circondati da una serie di pregevoli rivestimenti di marmo.