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I grandi musei: Musei Civici di Piacenza

musei civici piacenza logoNon molto lontano da Pavia, Piacenza può offrire interessanti spunti turistici, tra i quali i suoi Musei Civici, ricchi di storia e di curiosità.

la storia 

Il Palazzo Farnese, uno dei più importanti monumenti di Piacenza, è anche la sede dei Musei Civici della città e dell’Archivio di Stato.

L’idea di collocare all’interno della vasta mole di Palazzo Farnese le raccolte museali di proprietà comunale risale al 1909 e fu di Dionigi Barattieri, poi il progetto fu rilanciato nel 1926 e completato nel 1965 con l’istituzione dell’Ente per il restauro del complesso.

Ma solo nel 1988 fu inaugurata la prima sezione aperta al pubblico del Museo Civico, per arrivare, nell’autunno 1997, a un recupero quasi totale degli spazi e delle opere con l’inaugurazione della pinacoteca.

le collezioni del museo 

Collocato nell’ammezzato dell’ala sud di Palazzo Farnese, il Museo del Risorgimento fu inaugurato nel 1988 e il nucleo centrale della raccolta rimanda alla collezione dei cimeli appartenuti fin dall’inizio secolo al conte Dionigi Barattieri.

I pezzi del museo riguardano principalmente due periodi fondamentali per le vicende italiane, il 1848-49 e il 1859-61 con riferimento a Mazzini e a Garibaldi tra pubblicistica, armi, documenti, divise e oggetti di varia natura.

Di grande interesse è il decreto del generale Junot, del 12 febbraio 1806, sulla repressione voluta da Napoleone contro i giovani renitenti ad arruolarsi per il governo francese, oltre ai documenti relativi alla tempestiva adesione plebiscitaria di Piacenza al Regno Sardo, nel 1848, che valse alla città l’appellativo di Primogenita da parte del Re Carlo Alberto.

Nel Museo Archeologico di Palazzo Farnese sono attualmente aperte due sezioni, quella di preistoria e la sezione della protostoria, ospitate nella Cittadella Viscontea.

Presso la prima saletta un plastico illustra la distribuzione del popolamento dalla comparsa dell’uomo alla fondazione della colonia romana di Placentia, mentre le testimonianze più remote risalgono al Paleolitico antico, cui seguono gli strumenti in selce del Mesolitico (IX-VI millennio a.C.) e i prodotti in diaspro delle officine del Monte Lama.

Nelle sale dedicate al Neolitico (VI-IV millennio a.C.) ci sono i reperti della fase antica di Casa Gazza di Travo e i ritrovamenti di Le Mose comprendenti resti di abitati, sepolture e corredi del Neolitico medio e superiore, mentre per l’età del Bronzo si va dai prestigiosi pugnali a manico fuso di Castel S. Giovanni si passa alla palafitta di Chiaravalle della Colomba e quindi alle terramare di Colombare, Rovere, Montata dell’Orto e Castelnuovo Fogliani.

Dalla primavera 2021 nei sotterranei della cittadella viscontea è stata aperta la sezione dedicata all’epoca romana, raccolgono i reperti, suddivisi per aree tematiche, come la citta, i commerci, le case con un salone scenografico dedicato alle pavimentazioni, la religione, le divinità, la morte.

La collezione di vetri è costituita dalla donazione del piacentino Pietro Agnelli (1885) che reperì molti oggetti prodotti dalle vetrerie veneziane durante la sua carica come presidente della Corte d’Appello nella città lagunare, con numerosi esemplari che mostrano la storia e le varie tecniche della lavorazione del vetro di Murano dal XVI al XVIII secolo.

Nei locali sotterranei di Palazzo Farnese è riunita la prestigiosa collezione delle carrozze, donata al Comune di Piacenza nel 1948 dal conte Silvestro Brondelli di Brondello, erede del conte Dionigi Barattieri.

Della collezione Barattieri fanno parte quattro Berline da viaggio del XIX secolo e due lussuose Berline di gala del XVIII secolo, oltre all’Hansom-Cab (1875-80), modello di vettura esclusivamente di costruzione inglese, raro perchè nelle collezioni italiane, attualmente, se ne contano meno di una decina.

Altre vetture presenti sono una Brougham-Clarence (1880-90), una Calèche (1828-30), una Vittoria (1869), una Vis-à-Vis (1860-80), una Stanhope-Gig (1870-80), una Dog-Cart (1880-90), una Brake (1870-80), un Sulky di fine Settecento, uno Spyder (1840-60) e  una Mail-Phaeton (1901). 

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