I grandi musei: Museo Egizio di Torino
Il Museo Egizio di Torino è una delle collezioni europee più grandi dedicate alla storia e cultura dell’antico Egitto, dalle origini fino agli anni dell’impero romano, ricco di pezzi imperdibili…
La sua storia cominciò all’inizio dell’Ottocento, quando, dopo le campagne napoleoniche in Egitto, in Europa scoppiò una vera moda per il collezionismo di antichità egizie.
Tra i più grandi collezionisti dell’epoca c’era il piemontese Bernardino Drovetti, nato a Barbania, in provincia di Torino, e console generale di Francia durante l’occupazione in Egitto, dove collezionò oltre 8.000 pezzi tra statue, sarcofaghi e mummie, papiri, amuleti e monili vari.
Nel 1824 il re Carlo Felice acquistò questa grande collezione, cui aggiunse altri reperti di antichità classiche di Casa Savoia, come la collezione Donati, portando alla nascita del primo Museo Egizio d’ Europa.
La passione dei Savoia per la cultura egizia risale, però, a molto prima della fondazione del Museo Egizio a Torino, come dimostra la Mensa Isiaca, esposta nella prima sala del museo, una lastra in bronzo su cui campeggiano figure di divinità, con al centro Iside, e geroglifici, acquistata dal duca di Savoia, Carlo Emanuele I, nel 1628.
La dinastia dei Savoia ci teneva, infatti, a legare la storia di Torino con civiltà illustri come, appunto, quella nilotica.
L’edificio, grazie ad interventi di Giuseppe Maria Talucchi e Alessandro Mazzucchetti, fu ampliato per la sua nuova destinazione nella seconda metà dell’Ottocento, ma nel 1832 il Museo venne aperto al pubblico.
Oltre alle antichità egiziane, erano presenti anche reperti romani, preromani e preistorici, insieme con una sezione di storia naturale, condiviso con l’Accademia delle Scienze.
Dopo un’iniziale sistemazione nella parte opposta dell’edificio, la Galleria dei Re, o Statuario, venne spostata nelle sale attuali.
Nel corso dell’Ottocento il Regio Museo di Antichità ed Egizio acquisì anche alcune collezioni minori da privati o tramite scambi con altri musei.
Tra il 1903 e il 1937 gli scavi archeologici condotti in Egitto da Ernesto Schiaparelli e poi da Giulio Farina portarono a Torino circa 30.000 reperti per il complesso.
Il Museo ebbe una risistemazione delle sale nel 1908 e una seconda, più importante, nel 1924, con la visita ufficiale del Re e, per sopperire alla mancanza di spazio, Schiaparelli ristrutturò la nuova ala del Museo, chiamata poi Ala Schiaparelli, nella quale espose reperti provenienti da Assiut e Gebelein.
Altre ristrutturazioni e adattamenti avvennero negli anni Trenta, con l'installazione della Pinacoteca, e alla fine degli anni Ottanta, con la nuova sistemazione dell’Ala Schiaparelli.
Molto importante fu l’opera di ricomposizione del tempietto rupestre di Ellesiya, donato dal Governo Egiziano in riconoscimento dell’aiuto italiano nel salvataggio dei templi nubiani minacciati dalle acque della diga di Assuan.
Per il trasferimento a Torino la struttura venne tagliata in 66 blocchi e fu inaugurata il 4 settembre 1970.
A partire dagli anni Ottanta, a seguito di un incremento di visitatori, si è reso necessario programmare un nuovo percorso di visita che ha determinato nuovi spazi espositivi.
In particolare, il recupero e la sottomurazione dell’Ala Schiaparelli hanno visto fruibili ampie sale sotterranee dedicate alle attività archeologiche ad Assiut, Qau el-Kebir e Gebelein e, al piano terreno, è stata recuperata una sala destinata ad accogliere le antichità dell’Età Predinastica e dell’Antico Regno.
In occasione dei Giochi Olimpici Invernali di Torino nel 2006, lo statuario è stato riallestito dallo scenografo Dante Ferretti, che ha radicalmente rifunzionalizzato gli spazi, l’intero percorso museale, articolato su cinque piani espositivi, e le dotazioni impiantistiche.