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Visita guidata alla chiesa di San Lazzaro

  • Paola Montonati

chiesadisanlazzaro 1Domenica 22 aprile l'Associazione Amici dei Musei di Pavia proporrà un viaggio alla scoperta di un sito solitamente chiuso e quindi poco conosciuto.

Con ritrovo alle 16 presso la via Francana, Jessica Maffei terrà la visita alla chiesa di San Lazzaro, un tesoro appartato, ai lati di una trafficata arteria cittadina, nota per il suo rivestimento in mattoni.

La chiesa e l'adiacente ospedale dell'ordine di San Lazzaro erano già esistenti nel 1157, come spiega la carta di fondazione in cui Gislenzone Salimbene e i figli Siro e Malastreva ottennero il diritto di patronato a favore dei propri discendenti.

Nel corso dei secoli furono documentati numerosi privilegi concessi a San Lazzaro, come ad esempio l'immunità da ogni onere concessa il 3 marzo 1376 da Gian Galeazzo Visconti, confermata nel 1383 e poi nel 1403.

Papa Pio IV, con una bolla del 4 maggio 1565, accordò vari privilegi all'Ordine di San Lazzaro, cosi l'ospedale divenne Commenda e i possessori ricevettero il titolo di commendatori.

Nel 1571 la chiesa divenne Chiesa Parrocchiale e affidata al Parroco di San Leonardo.

In seguito Papa Gregorio XIII, con la bolla del 13 novembre 1572, riunì l'ordine di San Lazzaro, ormai decaduto, con l'Ordine di San Maurizio istituito da Amedeo VIII di Savoia, nominando Gran Maestro perpetuo Emanuele Filiberto di Savoia e i suoi successori.

Nel 1576, il Vescovo Ippolito Rossi, a seguito delle decisioni del Concilio di Trento, fu costretto a sopprimere la Parrocchia di San Lazzaro e ad affidarla a quella di San Pietro in Verzolo.

L'ingresso all'antica Commenda dei SS. Lazzaro e Maurizio era costituito da due grandi pilastri in muratura di stile barocco con vasi che recano le armi gentilizie dei Salimbene e degli Olevano, che anticamente rappresentavano un tutt'uno con il complesso della Chiesa e dell'Ospedale.

La chiesa, di piccole dimensioni, rappresenta un'opera unitaria nel contesto del romanico lombardo, orientata lungo l'asse est-ovest, con facciata rivolta a ponente in cotto, che presenta un portale centrale ad arco in mattoni sormontato da una trifora cieca al di sopra della quale corre un loggiato cieco formato da tre colonnine nei riquadri laterali e due in quello centrale.

Nei loggiati in facciata e lungo il lato nord e sull'abside, le colonnine presentano mensole e capitelli differenti l'uno dall'altro, mentre sul prospetto nord lungo Via Francana, si apre un portale ad arco simile a quello in facciata ma tamponato dove si trova la lunetta dell'arco.

All'interno verso l'abside un portalino ad arco collegava la chiesa alla sacrestia e all'ospedale, ed era consentito l'ingresso alla chiesa soltanto agli infermi e ai Conversi maschi, mentre era vietato alle donne che dovevano usare gli ingressi principali.

L'impostazione della chiesa è a navata unica, su pianta rettangolare molto allungata e abside semicircolare, mentre l'interno, coperto da una volta ribassata a sezione policentrica, è molto sobrio e con tracce della decorazione affrescata di età romanica.

La zona absidale un tempo era completamente affrescata con l'Incoronazione di Cristo o della Vergine, oggi ne resta un frammento di notevole interesse con un trono verso il quale convergono Apostoli, in alto un angelo e nello zoccolo un finto velario.

Nella parete sud rimane il frammento di un affresco votivo, con Cristo aureolato con libro, e una traccia di una finta cornice dipinta con motivi di gusto rinascimentale, di età più tarda, mentre varie targhe con iscrizioni ricordano i ministri commendatari, l'ultimo dei quali, Lorenzo da Conturbia, nel 1847 promosse un restauro.

La chiesa ospitava una pala d'altare, oggi custodita presso i Musei Civici, con al centro la Vergine col Bambino in trono e ai suoi piedi il committente, a destra in abito pontificale, con piviale, mitria e libro in mano, San Lazzaro, al di sopra la Pietà, a sinistra San Maurizio in armatura e un vessillo sventolante.

Il fianco sud della chiesa è completamente occupato dal caseggiato della cascina che è addossato, che presenta caratteri del primo Rinascimento come le due finestre sovrapposte ad arco ribassato, identiche a quelle del Collegio Castiglioni.

Un arcone ribassato costituisce l'entrata ed è sormontato da una lastra marmorea con lo stemma dei Salimbene, mentre nella corte principale della cascina si conservano parti del corpo settentrionale e occidentale.

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