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Festival del Carmine 2022 a Pavia

  • Paola Montonati

festival carmineE’ il grande Mogol, uno dei più amati autori della musica italiana, storico collaboratore di Lucio Battisti, e attuale presidente della Siae, il protagonista dell’evento più atteso dell’undicesima edizione del Festival del Carmine di Pavia.

Il più noto paroliere della storia della canzone italiana, conosciuto soprattutto per brani che sono diventati leggendari, sarà presente la sera di domenica 26 giugno, alle 21, nel cortile del Castello Visconteo, insieme a lui si esibirà la band Il nostro canto libero, composta da nomi del panorama musicale come Franco Malgioglio, Walter Calloni, Francesco Patella, Onofrio Laviola e Pino Bifano.

Il programma 

Il Festival del Carmine è un festival dove artisti professionisti del mondo della musica, del teatro, delle performance visive, della danza si incontrano in un contenitore di eventi in cui l'arte e la cultura prendono vita grazie al calore e l'espressione dell'artista in scena, mentre la facciata gotica della Chiesa del Carmine di Pavia fa da sfondo alle performance creando un’atmosfera unica e affascinante.

L’idea del festival nacque nel 2017, nel contesto di un percorso di costruzione di eventi per donare momenti di svago e crescita culturale alla popolazione di Pavia e delle località limitrofe in cui emergevano difficoltà nel ritrovare occasioni di vera aggregazione e condivisione.

Il festival nasce proprio in risposta al bisogno di offrire momenti di aggregazione e svago a tutte quelle persone che non sono nelle possibilità di concedersi vacanze o brevi evasioni estive e quindi rimangono in città nel mese di luglio.

Gli altri eventi musicali in programma, dal 24 giugno al 30 luglio, si svolgeranno in Piazza del Carmine, davanti alla storica basilica nel cuore di Pavia, uno dei migliori esempi di gotico lombardo.

Oltre agli eventi musicali, che spaziano tra vari generi, il fine settimana del 16 e 17 luglio sarà dedicato alle celebrazioni religiose per la festa della Madonna del Carmine.

La storia della Madonna del Carmine

Il culto mariano, unico tra i culti dei santi, secondo una leggenda risale a nove secoli prima della nascita di Maria.

Si racconta che il primo profeta d’Israele, Elia, mentre viveva sul Monte Carmelo, ebbe la visione della venuta della Beata Vergine su una nube, che portò una provvidenziale pioggia, salvando Israele da una devastante siccità. 

La Madonna del Carmelo è uno dei culti più antichi della Roma cristiana, come l’Ordine carmelitano che si ricollega alla Bibbia, dove si racconta che Elia ebbe la profezia del Mistero della Vergine e Madre e della nascita del Figlio di Dio.

Nel I secolo, gli eremiti che si ritirarono sul monte Carmelo costruirono una cappellina dedicata alla Madonna di questo monte che nell'iconografia popolare non tiene in braccio Gesù, ma distende le braccia in avanti offrendo lo scapolare.

Questa immagine è un riferimento all’apparizione del 16 luglio 1251, quando la Madonna si mostrò a san Simone Stock, gli consegnò uno scapolare e gli rivelò i privilegi del suo culto.

Con il tempo, le Confraternite intitolate alla Madonna del Carmine trovarono il favore dei papi, che le arricchirono di privilegi spirituali, oltre ad aumentare la devozione popolare nel confronti di questa dolce figura. 

Nel 1623, un decreto della Congregazione dell’Indice consacrò la Tradizione del Sabato, cioè l’aiuto che la Beata Vergine del Carmelo dà in quel giorno ai suoi devoti morti per la grazia di Dio.  

Roma il culto della Madonna del Carmine risale al 1535, quando alcuni marinai corsi trovarono in prossimità della foce del Tevere, nella zona di Fiumicino, la statua della Madonna del Carmine, che fu trasportata a Ripa Grande e collocata nella chiesa di San Crisogono.

Da allora, la Vergine dello Scapolare venne detta De Noantri o Fiumarola, in ricordo del luogo, dove venne rinvenuta, e oggi è conservata nella chiesa di Sant’ Agata a Trastevere, dove non tiene il Bambino in braccio, ma rivolge le braccia verso il basso ed è vestita da terziaria carmelitana.

Nelle teche della chiesa c’è il ricco corredo di abiti di seta celesti, bianchi e gialli e il mantello donati dalla principessa Bianca Caracciolo di Fiorino oltre agli abiti custoditi dalle suore di San Pasquale, che provengono da persone di tutte le condizioni sociali come quello del 1970, donato da un gruppo di sarte che vi lavorò per ben tre anni.

La collezione comprende anche alcune corone d’argento e di metallo usate nella processione e decorate con gemme preziose. 

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