Festa del Bonarda 2024 a Rovescala
E’ tutta da scoprire Rovescala, in provincia di Pavia, con l'evento organizzato dalla Pro Loco Di Rovescala, noto come la Festa del Bonarda, che si svolgerà fino al 24 marzo, ogni domenica del mese, sarà un'esperienza unica per tutti i gusti.
Se si è un appassionato di vini, non si può perdere l'opportunità di visitare il banco d'assaggio del Bonarda, con oltre 100 etichette, per degustare i vini locali, apprezzando il sapore unico di questa zona.
Per la gastronomia c’è anche lo stand dove si possono gustare le prelibatezze locali.
C’è anche la possibilità di fare una passeggiata per le strade di Rovescala, scoprendo il suo fascino autentico tra bancarelle, musica e giochi per i più piccoli, per rendere questa festa ancora più speciale.
Rovescala venne donata nel 943 dai re d'Italia Ugo e Lotario al Vescovo di Pavia, poi fu infeudata ai discendenti di Bernardo, di stirpe carolingia, conte di Parma e Pavia, che, dopo essere stato i conti di Sospiro nel Cremonese, furono in seguito detti Conti di Rovescala e furono annoverati, con i Langosco, i Gambarana e gli Sparavara, tra i conti palatini di Lomello.
Contesa tra Piacentini e Pavesi, Rovescala passò nel 1164 sotto il dominio di questi ultimi, che vi nominarono podestà e castellani, ma i conti continuarono a conservarne il possesso.
Capi del partito guelfo e molto ostili alla crescente influenza viscontea nella Lombardia meridionale, i conti di Rovescala esercitarono nel XIII e XIV secolo una grande influenza su tutto l'Oltrepò, scontrandosi con i Malaspina di Varzi e i Landi di Piacenza.
Banditi nel 1315 da Pavia con le altre principali casate guelfe, i conti nel 1358 riottennero i beni sequestrati, ma nel 1370 ingaggiarono un lungo conflitto contro Galeazzo Maria Visconti, che devastò gran parte dei loro possedimenti.
Perdonati una prima volta dal signore di Milano, alla sua morte i conti si ribellarono nuovamente al dominio visconteo, finché nel 1416 Filippo Maria Visconti non marciò contro di loro, impadronendosi di Rovescala.
Imprigionati e privati dei loro beni, che vennero donati dal duca a Giorgio Aicardi, detto Scaramuzza, i conti si trasferirono a Pieve Porto Morone, sulla sinistra del Po, sempre in territorio pavese, ottenendo poi, nel 1427 e poi nel 1456, la reintegrazione dei loro possessi, ma non del castello e della signoria di Rovescala, rimasta alla discendenza di Scaramuzza.
Nel 1482, morto Gasparino Visconti, il duca Gian Galeazzo Maria Sforza vendette per trecento ducati la signoria di Rovescala al nobile Gerardo Pecorara, concedendogli l'investitura feudale e la separazione del territorio dalla giurisdizione di Pavia e di ogni altra città.
Ma il fatto che i maggiori proprietari terrieri continuassero ad essere gli antichi conti divenne la causa di una lunghissima serie di controversie legali con i nuovi feudatari, che più volte degenerarono in scontri armati tra gli opposti fronti.
Nel 1491 i conti rientrarono temporaneamente in possesso del castello, ma negli anni Trenta del Cinquecento i Pecorara riuscirono ad imporsi come signori del feudo, grazie anche ad una serie di accordi matrimoniali con gli antichi conti, ormai in decadenza.
Retto in condominio da diversi rami della famiglia Pecorara, nel 1623 il feudo fu acquistato da Pietro Paolo Pecorara, restando alla sua discendenza fino alla morte, nel 1783.
In mancanza di eredi diretti, il re di Sardegna Vittorio Amedeo III tre anni dopo cedette Rovescala al giureconsulto pavese Gerolamo Pecorara, che fu anche l'ultimo feudatario.