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Carnevale Bianco di Cegni 2023

  • Paola Montonati

carnevale bianco cegni 2023Antiche tradizioni di passato rivivono nel Pavese verso la fine di agosto, per un evento tutto da scoprire….

Mercoledì 16 agosto nell’Oltrepò Pavese è il giorno del  carnevale bianco di Cegni, noto per essere una rappresentazione tradizionale del rito carnevalesco di una volta,  che prevede il corteo e le danze che accompagnano il matrimonio tra il brutto e la povera donna seguiti dalla cena degli sposi e dal ballo serale.

Il carnevale bianco è aperto dai musicisti di piffero e fisarmonica e i ballerini in costume per le vie del paese fino alla piazza più grande, poi si ballano la piana e l'alessandrina, la monferrina e la polca a saltini, la giga a due e la giga a quattro, oltre ad una ricca distribuzione di ravioli tipici, dolci casalinghi e vino.

La storia del Carnevale di Cegni 

Da sempre a Cegni, nell’alta val Staffora, il carnevale ruota intorno alla drammatizzazione della fuga e cattura della maschera della Povera donna da parte del grottesco marito, il brutto.

La ragione per cui nelle valli delle Quattro Province solo a Cegni sia sopravvissuto un rito carnevalesco complesso, con forti analogie con carnevali alpini e sub-alpini dell’area piemontese, e in particolar modo occitana, risulta completamente oscura.

A Cegni, subito dopo l’Epifania si cominciava a girare per le case per raccogliere stracci con i quali confezionare i costumi carnevaleschi e al carnevale bianco,  che richiama centinaia di persone ogni estate e che segue le modalità di un’autentica festa tradizionale, va il merito di aver tenuta viva l’immagine e la memoria dell’antico rito carnevalesco.

Il sabato, a metà pomeriggio, ha inizio il percorso della famiglia carnevalesca, davanti alla casa della povera donna, la grottesca sposa protagonista principale del rito insieme al  marito, il brutto.

Poi la famiglia carnevalesca svolge il suo percorso rituale preceduta dai suonatori che si confermano così protagonisti essenziali della vicenda narrata dal carnevale, con come cornice variopinta le maschere degli arlecchini che, lontani dell’energia sovvertitrice che caratterizza i loro omologhi in numerosi carnevali alpini, conservano invece la funzione regolatrice nei confronti del procedere del corteo.

Il rito carnevalesco si presenta, nei suo svolgimento, con i caratteri propri di un fenomeno folcloristico radicato nella tradizione e al contempo in via di riconfigurazione,  da un lato, per adattamento alle mutate condizioni del tessuto sociale, dall’altro con la tensione verso un recupero di forme espressive proprie del rito originario, conosciuto dai più giovani solo nel ricordo e nel racconto degli anziani.

Il tutto avviene in forma spontanea, come risposta ad un bisogno profondo, piuttosto che ad adempimento di un dovere filologico.

Può accadere che il marito introduca la famiglia carnevalesca: marito e moglie, che saranno protagonisti del ballo arcaico, oltre alla madre di lui con il rispettivo coniuge, sulla cui paternità però si sollevano dubbi, secondo una logica dì parodizzazione del rito matrimoniale che è certo uno dei temi chiave del carnevale.

I suonatori di piffero e fisarmonica chiamano all’uscita la povera donna e il coniuge eseguendo la melodia del ciclo matrimoniale con il quale la sposa veniva invitata ad uscire di casa per dare inizio al corteo nuziale.

Una volta la lacera sposa viene trasportata per le vie del paese su di una carriola riprendendo così l’atto del trasporto sulla treggia per letame presente nel carnevale dell’Ottocento.

Ma il fulcro simbolico e culmine dello svolgimento del rito carnevalesco di Cegni è l’arcaico ballo della Povera donna.

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