Cantami o Diva. Donne del mito greco
Martedì 17 aprile, alle 18, in Santa Maria Gualtieri a Pavia, in piazza della Vittoria 4, verrà inaugurata la mostra Cantami o Diva. Donne del mito greco, nata da una collaborazione tra il fotografo e insegnante di fotografia del Collegio Santa Caterina da Siena, Antonio La Valle, e l’ex allieva del collegio Silvia Mazzucco, fotografa.
La mostra Cantami o diva. Donne del mito greco ha come scopo la rappresentazione fotografica di alcune protagoniste femminili del mito greco, poste sotto i diversi sguardi dei due autori.
Nel viaggio alla scoperta delle donne della mitologia greca, si vede la differenziazione dei percorsi rappresentativi dei due autori, che si definisce a partire dalla personificazione femminile delle quattro stagioni, proseguendo con la rappresentazione del mito di Persefone, moglie di Ade e figlia di Demetra, legato al ciclo dell'anno.
Da questo personaggio si dirama l'itinerario artistico dei due autori, se La Valle predilige una scelta non tematica e in chiaroscuro, con i personaggi di Alcyone, Circe, Medusa, Medea, Andromeda, Aracne, Selene, Cassandra, Pandora, le tre Moire, la Mazzucco adotta colori tenui, naturali e delicati con i personaggi di Teti, Penelope, Arianna, Dafne, Calypso, Galatea, Clizia, Elena, Nausicaa e Briseide.
Le antiche società classiche, quella greca e quella romana, attribuivano ruoli sociali marginali alle donne, infatti nell’epica greca non si concedeva spazio a figure femminili, salvo pochi casi, come nell’Odissea.
Ma nel teatro ateniese, la tragedia attica è popolata di eroine, alcune di statura notevole, come Antigone e Medea, al centro nelle tragedie rispettivamente di Sofocle e di Euripide, sono figure che oramai appartengono alla letteratura mondiale, partendo da una singola cultura, per essere oggi il patrimonio comune di tutti.
Più significativo il fatto che furono i cori di donne a dare il titolo a tragedie come Fenicie, Supplici, Trachinie, Troiane eccetera.
Ma nell’immaginario antico la donna doveva avere una centralità ben superiore, come ricordano le figure divine di sesso femminile, incarnazione o ipostasi di potenze allo stesso tempo creatrici e distruttrici, positive e negative.
Alcuni miti indicano chiaramente il ruolo primario del sesso femminile nella creazione e nella configurazione dell’ordine cosmico e sociale, infatti, il destino umano è consegnato alle Moire; la giustizia è nelle mani di Dike; le persecutrici dei delitti di sangue sono le Erinni, che sono a guardia di un ordine che evidentemente un pantheon al maschile, con Zeus come re, non bastava a garantire.
La capacità unica ed esclusiva della donna di procreare e generare resta molto divinizzata declinazioni, da Gaia a Demetra, da Afrodite a Era.
Ed è esattamente questa specificità biologica femminile che ha prodotto i miti di partenogenesi maschile, tutti tentativi più o meno vani di eliminare completamente la donna dallo scenario culturale umano, privandola anche di quella capacità che l’uomo non ha, ma alla fine dalla partenogenesi di Zeus nasce Atena, una dea.
La mostra, che sarà poi visitabile dal 18 al 29 aprile. è stata organizzata dal Collegio Universitario di Santa Caterina da Siena e dall’Associazione Alunne del Collegio Universitario di Santa Caterina da Siena.