Cigognola nel cuore dell’Oltrepò Pavese
Lasciandoci alle spalle Voghera e poi Casteggio e proseguendo verso Broni, alla nostra destra, s’intravvede una torre sulla collina.
La torre sovrasta tutto l’abitato e incuriosisce, intorno filari ordinati che conferiscono alle colline quasi l’aspetto di un giardino.
E così, è quasi d’obbligo lasciare la strada principale e dirigersi in direzione di Cigognola. La strada è agevole, ai lati i vigneti, solo verso la fine un po’ più in salita, ma il Belvedere che accoglie il visitatore è talmente bello che ne vale la pena.
Si può parcheggiare ai piedi della torre, che poi si scopre far parte di un castello, un maniero imponente, di proprietà privata, aperto solo in particolari occasioni, ben conservato e attorniato da un vasto parco.
Di lato una chiesetta, aperta, accessibile per un momento di raccoglimento o semplicemente di tranquillità.
Ma quello che colpisce è la vista sulle colline dell’Oltrepo, davvero senza fine, che con i loro verdi, marroni, gialli, i casolari, i piccoli castelli sparsi, lasciano davvero senza fiato.
Certo tutto questo ha una storia che ormai conta mille anni e che cerchiamo di raccontare.
Il piccolo borgo di Cigognola, situato nell'Oltrepò Pavese, si trova su un colle che domina lo sbocco nella pianura della valle Scuropasso, percorsa dell'omonimo torrente, di fronte a Broni.
Cigognola viene citata per la prima volta nel diploma di Federico Barbarossa del 1164, con cui il territorio dell'Oltrepò settentrionale e centrale fu posto sotto la giurisdizione di Pavia.
Fu successivamente una signoria della potente casata pavese Sannazzaro, principale esponente di parte guelfa in Oltrepò, qui rappresentata dai de Cigognola, che nel 1406 furono estromessi, per gli intrighi dei Beccaria di Pavia, che s’impadronirono del feudo.
Nel 1415 però i Beccaria, coinvolti in una congiura contro Filippo Maria Visconti, conte di Pavia e duca di Milano, si videro confiscato il feudo, che fu concesso allo scopritore della congiura, Giorgio Aicardi. Da lui ebbe origine la casata dei Visconti Aicardi.
I Visconti Aicardi tennero il feudo di Cigognola fino al XVIII secolo, dopodiché tutto passò a Barbara d'Adda e a suo figlio Alberico XII Barbiano di Belgioioso, ultimo feudatario di Cigognola.
In epoca napoleonica i beni legati a Cicognola vennero acquistati dai Gazzaniga e passarono per eredità agli Arnaboldi-Gazzaniga e agli attuali proprietari, Brichetto-Arnaboldi.
La costruzione del castello di Cigognola risale al XIII secolo, ad opera dei de Cicognola e allora possedeva anche due cerchia di mura, l'una ancora oggi ben visibile sul versante della Chiesa parrocchiale, mentre la seconda è quella in cui fu ricavato il portale d'ingresso al cortile del castello per difendere il complesso.
La costruzione fu anche dotata di un ponte levatoio che serviva ad attraversare uno scavo posto fra le due cerchia murarie e molto diverso dai tradizionali fossati dei castelli di pianura.
La rocca con il tempo si adeguò alle esigenze difensive, ma la sua posizione la pose al centro delle continue lotte locali.
Il più consistente rimaneggiamento, avvenuto nell’Ottocento, fu dovuto alla famiglia Arnaboldi, che trasformarono il castello in una dimora di villeggiatura.
L'intervento, svoltosi in tempi differenti, vide le mura ornate alla ghibellina e la costruzione dell'imponente torre quadrangolare conclusa alla sommità da beccatelli coronati da merli ghibellini, poi furono aperte, su ogni lato, due finestre ogivali.
Alla fine dell'Ottocento il conte Bernardo Arnaboldi ristrutturò il cortile e alcune sale interne che vennero ornate con decori di gusto medievaleggiante, oggi andate perse dopo che nel 1982 un incendio distrusse quasi completamente l'interno del castello.
Nel 1623 papa Urbano VII, su richiesta dei Visconti Scaramuzza, fece costruire l'oratorio di San Bernardo Abate, fino allora cappella privata della famiglia, come nuova parrocchia di Cigognola.
Collocato a breve distanza dal muro più fortificato del castello, quest’oratorio si dice che esistesse già nel XIV secolo durante il dominio dei nobili de Cigognola.
Nel 1718 il conte Giuseppe Visconti Scaramuzza provvide al restauro e ampliamento della chiesa parrocchiale e in quell’occasione furono innalzati gli altari attuali, fatti di marmo, e probabilmente anche il campanile.
Durante la Restaurazione, Cigognola entrò a far parte della ricostituita Diocesi di Tortona, staccandosi da quella di Piacenza.
La chiesa conserva un dipinto raffigurante San Mauro Abate, opera del pittore Rodolfo Arata, e la pala a olio dell'altare della Beata Vergine della Cintura, che mostra la Vergine con angeli e santi, realizzata nel Settecento dal pittore genovese Giovanni Evangelista Draghi, su commissione della contessa Barbara d'Adda.