Obelisco di Viale Matteotti
L'obelisco di Viale Matteotti, composto da una piramide poggiata su un basamento in granito, venne costruito agli inizi dell’agosto del 1811 su richiesta dal principe Alberico da Barbiano d'Este, conte di Belgioioso, che incaricò lo scalpellino Carlo Francesco Adami e il progettista Giuseppe Marchesi dei lavori.
Secondo la leggenda, presso la merlatura del torrione di mezzodì, che si trovava dove sorge l’obelisco, era stata dipinta l’immagine di un impiccato, identificato come il conte Ludovico Barbiano di Belgioioso, che durante l'assedio di Pavia era fuggito anziché difendere la città dagli assalti del francese Lautrec.
Una delle principali richieste del principe Alberico in cambio dell’aiuto economico per l’innalzamento dell’obelisco, fu proprio quella di eliminare l’immagine del suo antenato, che infatti venne ricoperta con una pala d'altare.
Tuttavia ancora oggi resta riconoscibile, appesa alla merlatura, la figura di un uomo impiccato.
Ben presto l’obelisco, che era stato collocato al termine di un'allea presso la piazza Castello, iniziò a dare serie preoccupazioni a causa della scarsa stabilità, tanto che nel 1884 un tecnico, che era stato incaricato dal Comune di valutarne il restauro, suggerì di trasportarlo altrove, in quanto toglieva la visuale del castello a chi passava dal viale, ma anche perché era un intralcio per il trenino o "gamba di legno", che proprio lì doveva effettuare una curva.
Tuttavia l’obelisco restò al suo posto fino al 1912, quando venne sostituito dal monumento a Felice Cavallotti, ideato per onorare la memoria dell’illustre uomo politico, che aveva posto a Pavia la sede del suo partito con l’aiuto di alcuni amici.
Fu proprio in quel periodo che i giovani pavesi inventarono una spiritosa ballata che diceva cosi:
L'obelisco di piazza Castello
piange lacrime come un vitello:
è per colpa del buon Cavallotti
che dovette far su i fagotti.
Il nuovo monumento era stato realizzato dallo scultore romano Ettore Ferrari e venne inaugurato il 3 novembre 1912, durante un discorso dell'onorevole Barzilai.
Nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1935 il monumento di Cavallotti scomparve misteriosamente, forse rubato dai fascisti e a tutt’oggi non è stato mai ritrovato.
Fu così che nel 1939 l'obelisco ritornò al suo posto, dove possiamo ammirarlo ancora oggi.
Ma la memoria di Cavallotti e del suo legame con Pavia non è scomparsa del tutto; infatti nel 1963 la Municipalità fece erigere una lapide per ricordare il deportato radicale, con incise queste parole:
A Felice Cavallotti
in riparazione del tirannico oltraggio
che ne distrusse il monumento
Pavia memore
all'araldo di libertà e democrazia
difensore di ogni umano diritto
per deliberazione della giunta municipale - 6 marzo 1963
e che venne murata sulla facciata dell'Amministrazione Provinciale, dove si trova ancora oggi.