Lomellina: la Sforzesca di Vigevano
Le origini della Sforzesca, una delle cascine più belle e amate della Lomellina, risalgono alla fine del Quattrocento, quando Ludovico il Moro, signore di Milano, decise di far erigere una villa in mezzo alla campagna vigevanese che fungesse da casinò di caccia nel corso dei lunghi soggiorni autunnali.
Una delle prime fonti storiche che parlano del complesso è del 1485, quando la comunità di Gambolò donò parte dei suoi terreni al duca di Milano allo scopo di ampliare il feudo della Sforzesca, che in quel periodo era formata da un quadrilatero di edifici per i braccianti, oltre ad una piccola colombaia che si trovava a nord – ovest, che venne terminata alla fine del 1486, come dice un’iscrizione in latino che si trova all’ingresso del complesso.
Quando i lavori furono finiti, nel 1494 Ludovico regalò la Sforzesca alla moglie Beatrice d’Este, che vi visse fino alla fine, avvenuta il 29 gennaio del 1497 a causa di alcune complicazioni post parto.
Straziato dal dolore, il duca nel 1498 donò i suoi possedimenti vigevanesi ai padri domenicani di Santa Maria delle Grazie a Milano, cui Beatrice era stata molto devota.
Con l’avvento della famiglia Sforza, il complesso passò nelle mani della Mensa Vescovile di Vigevano, che na lasciò una parte al Capitolo della Cattedrale.
Agli inizi dell’Ottocento la villa fu comprata da Marcello Saporiti, che aveva sposato l’ultima erede della famiglia Spinola, per poi, dopo la sua morte, convogliare a nuove nozze con la figlia di un generale francese.
Grazie alle doti delle due donne Saporiti, Marcello rese la Sforzesca una delle migliori tenute del Pavese, in cui lavoravano centinaia di braccianti su circa 1600 ettari.
Non molto tempo, dopo essersi sposato per la terza volta, Saporiti morì e la sua vedova sposò il marchese Apollinare Rocca di Reggio Emilia, che ampliò la tenuta con una scuola e una chiesa dedicata a Sant’Antonio.
Alla morte del marchese, i suoi beni andarono alla figlia Maria e in seguito al figlio Luigi, che lasciò tutto al primogenito Marcello.
Il complesso principale della Sforzesca ha una pianta basata sui tipici castelli rinascimentali, con un cortile centrale semiquadrato e quattro torrette o colombaroni agli angoli, decorati con finestre in cotto e una serie di fregi a dente di sega.
Da vedere la chiesa di San Vittore, che venne eretta alla fine del settecento al posto di quella di Sant’Antonio, il vecchio cimitero dove venivano sepolti i domenicani e la neoclassica villa Saporiti, che per anni fu la dimora prima di Marcello Saporiti e poi dei discendenti della famiglia dei marchesi Rocca.