Le mura spagnole di Pavia
Una parte della storia della Pavia del Rinascimento e non solo…
Gli storici raccontano che i bastioni di Pavia furono innalzati dal 1546 al 1569, per iniziativa di Ferrante Gonzaga, governatore della città, che fece rafforzare le difese della città con una nuova cinta, munita di baluardi, di bastioni appuntiti e di postazioni per i nuovi cannoni.
Il tracciato di questo sistema era quello già consolidato da alcuni secoli, noto come la terza cerchia delle mura di Pavia.
Nell’agosto 1648 fu completato il sistema delle fortificazioni esterne, tracciate da padre Giovanni Drusiani, professore d’arte militare all’Università.
Grazie a tali opere di difesa Pavia fu in grado di resistere, nel 1655, all’assedio delle truppe congiunte dei francesi, del duca di Savoia e del duca di Modena, che durò dal 24 luglio al 14 settembre, dove i pavesi fecero prigioniero il marchese Malvasia, generale delle artiglierie del duca di Modena.
A seguito di un decreto dell’imperatore austriaco Giuseppe II, che tolse Pavia dal novero delle piazzeforti, i fortilizi esterni furono smantellati dopo il 1783 e in seguito devoluti a beneficio pubblico.
Durante le guerre d’indipendenza nazionale, l’amministrazione sabauda ripristinò la zona militare intorno alIa cinta muraria, che venne nuovamente fortificata, per motivi di sicurezza, in particolare verso nord-est.
Gli otto bastioni della cinta urbana furono riadattati dal Genio militare a scopi difensivi, come le piattaforme del Brolio e del Castello e il Comune, che era proprietario dei terreni, cedette allora all’amministrazione militare anche l’estremità meridionale della Piazza d’Armi nei pressi del largo di Porta San Vito, il campo degli appiccati di fronte al baluardo di Santa Maria in Pertica e un’area nei pressi del cimitero di San Giovannino.
Nel 1866, cessata l’emergenza, i Comuni di Pavia e dei Corpi Santi, proprietario anch’esso di una parte dei fondi fortilizi, presentarono al Parlamento una petizione per ottenerne la soppressione delle fortificazione, dal momento che i forti di Pavia erano pressoché abbandonati.
Il 29 giugno 1872 l’Amministrazione militare cedette a titolo gratuito al Comune i baluardi, tranne quello della Darsena che serviva per usi militari.
Negli anni seguenti furono abbattuti il bastione della Darsena e poi tutto il tratto di mura e i bastioni compresi tra il Ponte coperto e l’attuale Piazza Minerva, per realizzare una via di circonvallazione a sud-ovest, lungo il percorso degli attuali Lungoticino Visconti - viale Oberdan.
Sul finire del 1906 le Ferrovie dello Stato decisero di dotare Pavia di un nuovo scalo merci, situato nella parte meridionale della Piazza d’Armi, su un’area di nove ettari e il Consiglio Comunale approvò il 20 giugno 1915 la lottizzazione dell’ area restante a scopo industriale.
NeIl’aprile 1920 il Consiglio Comunale autorizzò la vendita al Consorzio Agrario Cooperativo Lodi-Pavia-Milano di parte del terreno compreso fra lo scalo merci e via Trieste, per un impianto di lavorazione e selezione di semi agrari.
Oggi solamente il baluardo di Sant’Epifanio rimane ancora riconoscibile in tutta la sua altezza e si salvò dalla distruzione perché serviva al Comune di Pavia per collocarvi il deposito degli autobus, mentre oggi ospita oggi il parcheggio posto a metà di viale Gorizia, alla fine di via Scopoli.
Altre fortificazioni rimangono visibili lungo tutto il percorso di piazza Dante - bastione della Rotonda - porta Milano - viale Argonne e poi il bastione di Santa Maria in pertica, dove c’è il giardinetto di piazza Emanuele Filiberto, una parte del bastione di Santa Giustina con i giardinetti del piazzale di porta Garibaldi, una parte dei ruderi della punta finale di sud-est lungo il Ticino, con le chiuse del fossato delle mura, i ruderi della prospiciente Torre del Catenone in Borgo Ticino, e le parti basse delle murature dei baluardi che si affacciavano al Ticino, che emergono dai terrapieni del Lungoticino.