La chiesa di San Francesco a Vigevano
Una chiesa molto antica e dalla storia singolare nel centro storico di Vigevano…
La costruzione della chiesa di San Francesco risale al 1379, ma non si trattava della chiesa attuale situata nella piazza omonima, bensì di una semplice costruzione a un'arcata, realizzata da un disegno di Bartolino da Novara.
Un primo rifacimento della chiesa risale al 1447, la costruzione di nuove cappelle avvenne nel 1457, mentre il campanile fu edificato nel 1475.
Nel 1801, in epoca napoleonica, la chiesa divenne un alloggio militare e nel 1825, ripristinata la funzione religiosa, iniziarono i lavori di restauro che portarono, in un cinquantennio, a farle assumere l'aspetto attuale.
La chiesa è a tre navate, con la principale ampia e spaziosa, divisa dalle laterali da alti pilastri, con fasce costituite da più colonne in blocco terminanti con un arco acuto, mentre la facciata, ricca di decorazioni in cotto, fu restaurata dall'architetto Moretti nel 1903 con il rifacimento del rosone e la tamponatura delle porte laterali.
All'interno le volte e le pareti mostrano delle decorazioni che sono opera del pittore Felice Cavallasca, mentre gli affreschi sono del vigevanese Garberini, come il Crocefisso nel coro, la gloria di San Francesco sull'arca dell'altar maggiore e, sulla volta del presbiterio, le figure di Santi. Sulla volta della navata principale sono raffigurati i dodici apostoli, inoltre sono conservare tavole di autori della scuola di Bernardino Ferrari e dell'autore romano Gagliardi, ma anche di altri autori minori.
In una nicchia, ricavata sotto l'altare di Santa Margherita da Cortona, sono custoditi, in un'urna di cristallo, i resti del Beato Anselmo Degli Anselmi di Vigevano, che visse nel XV secolo e vestì l’abito francescano dei frati minori conventuali nel Convento di San Francesco, dove passarono il beato Matteo Carreri, il beato Cristoforo Macassolio e la beata Caterina Nai Savina.
Dopo il rifacimento dell’altare maggiore, le spoglie del beato nel 1870 furono trasferite in un’arca di serizzo, ma un nuovo spostamento dei resti avvenne nel 1891, quando venne eretto, su disegno dell’architetto Moretti, il nuovo altare.
Finalmente nel 1960 il corpo fu ricomposto, vestito dell’abito dell’Ordine francescano, in un’urna collocare nella cappella laterale dedicata a Santa Margherita di Cortona.
Uscendo nella laterale Via San Francesco, si trova sulla sinistra uno scurolo barocco, dove sono visibili teschi di frati, ricordo del cimitero dove erano sepolti, poi chiamato dal popolo con il nome di Gisiò di mort.