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La chiesa barocca di Santa Caterina a Casale Monferrato

santa caterina casale monferrato 9Una delle chiese più note di Casale Monferrato, Santa Caterina, con il suo convento, ha una storia molto particolare…

Fondato nel Cinquecento, il convento era situato nell’attuale Palazzo Trevisio e si sviluppava su due piani attorno a un ampio chiostro centrale, che ospitava le monache domenicane di Santa Caterina da Siena.

Oltre alle celle erano presenti due chiese, l’interiore, destinata alle sole monache, e un’esteriore, aperta ai fedeli, che si trovava al piano terra della manica nord con affaccio su via Trevigi.

Dalla sua fondazione, il convento accolse negli anni un gran numero di monache, converse, educande, provenienti dalle nobili famiglie casalesi.

La necessità di avere più spazio a disposizione determinò, nel Seicento, un ampliamento del convento verso Piazza Castello da una parte e la vicina via Alessandria, con la costruzione di due chiese.

La chiesa interiore, o coro delle monache, fu ultimata nel 1715, mentre risale al 1718 la posa della prima pietra della chiesa barocca esteriore e la sua consacrazione avvenne nel 1726.

In seguito alla soppressione napoleonica degli ordini religiosi, la chiesa, il coro e il convento furono abbandonati dalle monache e acquisiti nel 1814 dai Padri Somaschi, con la fondazione del Reale Collegio di Educazione.

I religiosi officiano la Santa Messa nella chiesa barocca con alterne vicende fino al 1973, operando ristrutturazioni in varie riprese.

Nel romanzo autobiografico La casa in collina Cesare Pavese racconta con la figura di Corrado, professore di Torino e suo alter ego, l’esperienza della seconda guerra mondiale.

In particolare dopo l’armistizio del settembre 1943, non trovando il coraggio di partecipare attivamente alla Resistenza, Pavese si rifugiò a Serralunga di Crea e in seguito presso il collegio Trevisio dei Padri Somaschi a Casale Monferrato.

Il ricordo di questo periodo si ritrova nel suo romanzo nell’esperienza religiosa vissuta e nella descrizione della struttura architettonica del collegio, con un cenno al coro della chiesa.

La chiesa è un edificio a croce greca con un’aula centrale coperta da una cupola ellittica impostata su un tamburo finestrato a otto spicchi, sormontata da una lanterna con otto vetrate e cupolino. All’esterno, le cupole sono coperte in metallo e scandite da grandi pigne in pietra e in metallo. In sommità del cupolino è posto il grande fastigio a globo e croce.

Se la forma ellittica della cupola è sorprendente, la facciata settecentesca è inconsueta, tanto da aver fatto proporre numerose attribuzioni a grandi architetti dell’epoca, ma la ricerca storica non ha ancora fornito certezze. 

La storiografia attribuisce il progetto architettonico a Giovanni Battista Scapitta e gli affreschi a Gian Carlo Aliberti e al Cavaliere Benaschi, ma il loro riconoscimento è ancora da verificare.

Tutto l’apparato decorativo risponde a un progetto realizzato dal Seicento e terminato verso la metà del Settecento.

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