Il Monastero di Santa Clara a Pavia
Alla periferia sud-orientale di Pavia, nel triangolo compreso tra viale Gorizia, che segue il tracciato della cinta muraria dei secoli XII-XVI, via Langosco (in direzione Ovest-Est) e via Calchi (in direzione Nord-Sud), si trova il complesso edilizio noto come ex caserma Calchi.
Nel periodo altomedievale in questa zona c’era un monastero femminile cistercense consacrato alla Madonna delle Grazie, chiamato anche di San Bernardo dal nome del Fondatore dell'Ordine.
Il monastero aveva favori e privilegi dai Visconti, in particolare da Gian Galeazzo, e si trovava sulla via d'uscita verso la porta orientale della città e si prolungava nella strada diretta a Cremona, prima della ricostruzione della cinta muraria, compiuta nei primi decenni del secolo XVI.
Nel 1474 le Francescane Osservanti, che si erano stabilite nella domus di Sant'Elisabetta, nel quartiere nord-occidentale della città, si trasferirono nel monastero, consacrato a Sant'Elisabetta e Santa Clara, conservando il titolo di Santa Maria delle Grazie in mezzo agli Orti.
I lavori di ampliamento del Monastero si protrassero per vari decenni, con tre corpi di costruzione che vennero a cingere verso ovest, nord e sud un ampio chiostro, delle dimensioni approssimative di m 30 x 40, il cui quarto lato, verso sud, era fiancheggiato dalla Chiesa e da un altro corpo edilizio preesistenti.
Per ultimi, furono costruiti i quattro lati porticati del chiostro, con undici arcate a sud e a nord, otto a ovest, nove verso est e al di sopra, un giro di un'ottantina di piccole celle, con minuscole finestre ad arco ribassato.
La chiesa, orientata da sud verso nord, sporgeva dal Monastero sino al muro di cinta e il presbiterio venne raccordato con la preesistente chiesa cistercense, già orientata verso est.
Nel lato orientale si trovava il refettorio, mentre a sud c’era una piccola zona di disimpegno e di transizione verso il coro e a nord gli ambienti destinati alle attività di preparazione e di cottura dei cibi.
L'ala occidentale appare nei disegni del secolo XVIII con due ambienti contigui, dotati di ampi camini, nella zona del calidarium o scaldatoio.
L'adiacente corpo di scale ha ancora tutte le caratteristiche della costruzione antica ed è connesso all'antico accesso di nord-ovest e con una porta collegante direttamente l'esterno con la rampa delle cantine.
Espropriato nel 1782 dal Governo austriaco dopo il Decreto dell'Imperatore Giuseppe II che sopprimeva tutti gli Ordini monastici senza funzioni educative, il monastero venne riadattato dall'architetto Leopoldo Pollach per ospitare il Collegio Calchi, un'antica istituzione milanese, fondata nel 1516 sotto la direzione dei Padri delle Scuole Pie, del quale si ordinava il trasferimento da Milano a Pavia.
Il Pollach compì una sopraelevazione delle facciate del chiostro, corrispondenti alle antiche celle, e sostituì alle finestrelle preesistenti una serie di più ampie aperture rettangolari, poste in asse con le arcate sottostanti.
Le molte polemiche legate all’arrivo del Collegio Calchi a Pavia spinsero il Governatore dello Stato di Milano a richiedere un decreto dell'Imperatore Leopoldo II che, nel 1791, riportò a Milano il Collegio Calchi e lo unificò con il soppresso Collegio Taeggi.
All’ex Monastero francescano pavese rimase solo conservato anche dopo il suo adattamento a caserma, avvenuto dal 1798 al 1935.
Nel 1886 vennero modificate le finestre esterne dell'ala settentrionale, verso l'attuale via Faruffini, e la facciata della chiesa che si affaccia all'esterno, sull'attuale via Langosco, mentre le porta d'ingresso fu ampliata e venne affiancata da due nuove finestre.
Il 21 gennaio 1935 l’immobile divenne proprietà del Comune di Pavia, ma il podestà espresse allora alla Soprintendenza l'intenzione di demolirlo poiché era “inabitabile, assai vecchio e privo di qualsiasi pregio architettonico e storico”, ma la Soprintendenza riuscì a impedire lo scempio.
Senza grandi modifiche strutturali, ma in uno stato di notevole declino, l’ex Monastero divenne un’officina per la manutenzione e la riparazione dei mezzi del servizio di nettezza urbana e al primo piano furono alloggiati dipendenti comunali, poi sostituiti da famiglie senzatetto.
Negli anni Settanta furono realizzati nell’ex monastero vari appartamenti, occupando via via gli spazi precedentemente utilizzati come camerate della caserma, che furono a varie riprese occupati da famiglie e persone sfrattate da altri immobili.
Dopo il violento temporale che colpì la città di Pavia il 29 agosto 1988, furono abbattuti i pinnacoli della facciata della chiesa esterna, nel timore che potessero cadere e danneggiare i tetti adiacenti o i passanti.
Nell’estate del 1990 il primo piano, ormai in abbandono, fu occupato dai giovani di un Centro Sociale Autogestito.
Oggi l’ex monastero è al centro di una lunga serie di lavori di restauro, che cercheranno di riportare all’antico splendore quello che fu uno dei tesori della Pavia medievale e rinascimentale.