I castelli del Nord Italia: Castello di Prarolo
Una passeggiata nel Vercellese, non lontano dalla provincia di Pavia, offre moltissimi spunti e scoperte davvero interessanti.
E’ il caso di Prarolo, piccolo borgo che stupisce per il suo Castello, che nel corso dei secoli ha cambiato destinazione d’uso diverse volte e per la sua famosa fontana chiamata “Chitamai”.
Il castello di Prarolo, è citato per la prima volta in un documento del 1398, ma fu costruito precedentemente, almeno in alcune sue parti, come la torre quadrangolare.
Gli abati benedettini del Vercellese lo abitarono fino alla metà del XV secolo, infatti è conosciuto anche come Abbazia di Prarolo.
Con l’abbandono degli abati, il castello di Prarolo divenne un edificio civile, a uso agricolo, fino a quando lo rilevò l’ospedale Sant’Andrea di Vercelli, oggi è di proprietà dell’Asl.
Il castello è composto da due torri d’angolo di forma cilindrica e da una quadrangolare che, dotata di ponte levatoio, era l’ingresso al castello.
Un grande rimaneggiamento, risalente al XVIII secolo, trasformò sostanzialmente il castello, così com’è oggi, ma non toccò la torre quadrangolare.
Una decina di anni fa, all’interno della torre, sono stati rinvenuti due dipinti risalenti al Quattrocento, in precarie condizioni e bisognosi di una lunga opera di restauro.
Secondo gli studi, i locali affrescati erano la residenza dell’abate dell’abbazia benedettina di Santo Stefano di Vercelli durante il XV secolo.
La fondazione dell'Abbazia benedettina di Santo Stefano di Vercelli sarebbe avvenuta nel 545 a seguito di un miracolo operato da San Mauro, discepolo di San Benedetto, in occasione del suo viaggio a Vercelli nel 543.
La città di Vercelli donò all'Abbazia i territori di Prarolo, Lachelle e Oschena (Crova) anche se la prima notizia certa sul complesso è dell’anno 1000.
Successivamente le notizie permettono di localizzare la sede dell'Abbazia a Vercelli, prima nei pressi dell'attuale Piazza Solferino, vicino a Porta Casale, dove si trovava la Cittadella lungo la cinta fortificata, e poi nell'area tra il castello del Beato Amedeo e Santa Maria Maggiore, dove in anni recenti sono stati trovati i resti della chiesa.
L’Abbazia venne retta dagli abati benedettini fino al 1462, infatti da tale data non ci furono più monaci e, i beni dell'Abbazia, con relativa rendita, vennero affidati ad abati commendatari fino al loro frazionamento e vendita conclusasi nel 1801, con l’arrivo di Napoleone in Italia.
A Prarolo è da vedere anche la fontana pubblica del 1880, che viene chiamata dagli abitanti chitamai.
La fontana venne costruita affinché i prarolesi potessero approvvigionarsi di acqua potabile in un luogo pubblico, allo scopo di liberare il Castello e i possessori di pozzi dalle richieste di attingere acqua dalle loro pompe ed evitare, per quanto possibile, che la popolazione usasse l’acqua di pompe pescanti a pochi metri di profondità e quindi a rischio inquinamento.
Infatti, solo i ricchi agricoltori avevano perforato un pozzo più profondo dei due - tre metri minimi per trovare acqua cosi, le prarolesi usarono la pompa pubblica, tanto che, nonostante si dovesse pompare aprendo a pendolo la maniglia, il flusso dell’acqua era praticamente continuo.
Il compito di attingere l’acqua era delle ragazze, che facevano un giro in piazza per poter scambiare quattro chiacchiere con i ragazzi della zona.
I viaggi delle ragazze per andare alla Chitamai aumentavano con l’approssimarsi del Dì d’la Festa, quando ci si doveva trovare un ragazzo per i tre giorni di ballo pubblico sulla piazza.
Fuori paese e in particolare a Vercelli, la Chitamai è nota per l’aspetto imponente che le è conferito dalla cupola sormontata da una mezzaluna.
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