Palazzo Vescovile di Pavia
La prima sede dei Vescovi di Pavia si trovava vicino alla cattedrale di Santa Maria del Popolo e del palazzo del Broletto ed era stata eretta per ospitarvi il vescovo San Damiano.
Ma all'arrivo di Ippolito De Rossi, verso la seconda metà del Cinquecento, Pavia era priva ormai da tempo di una sede episcopale dignitosa e perciò si decise di erigere un nuovo palazzo vescovile nell’Atrio di San Siro, cuore religioso della città, che si trovava di fronte alle Cattedrali, dove si trovava un tempo il perduto Monastero delle Stuoie. Il progetto venne ideato da Pellegrino Pellegrini, che allora era già impegnato nei lavori per il Collegio Borromeo e il coronamento della torre civica.
Il nucleo cinquecentesco del palazzo è composto da due corpi quadrilateri accostati, mentre sulla facciata meridionale è conservato il portale bugnato di accesso al cortile con una lapide che ricorda Ippolito de Rossi e la data di esecuzione dell’edificio. Dal portico che si trova nel cortile rivolto verso la piazza del Duomo, voluto dal vescovo di Pavia dal 1639 al 1647 Gianbattista Sfondrati, si arriva allo scalone monumentale, caratterizzato da una balaustra a pilastrini su cui si dispongono leoncini reggistemma e sfere lapidee, mentre al piano terra un portale cinquecentesco conduce alle sale.
Verso la seconda metà del Settecento il vescovo Francesco Pertusati fece sistemare il primo cortile con le cornici a leggero rilievo alle finestre e fece chiudere il loggiato superiore con dei serramenti a vetrata ad andamento mosso. Sul piccolo giardino si apre la sala delle stagioni, con una volta decorata a grottesche caratterizzata, negli angoli, da erme dorate con alti cesti con raffigurazioni stagionali, mentre nel medaglione centrale è raffigurato Mosè con il serpente di bronzo.
Anche la sala di San Siro ha una volta rivestita di grottesche e intorno al dipinto centrale, con la Moltiplicazione dei pani sono disposti quattro medaglioni con paesaggi. Nella saletta del Sogno di Giacobbe il centro della volta, in una cornice di fogliami, frutti e nastri, mostra l’episodio della scala dove Giacobbe incontrò in sogno il Signore.
Le tre sale del lato occidentale hanno conservato fino a oggi le volte cinquecentesche dipinte a grottesche, come la sala del Padre Eterno, decorata con quattro piccoli medaglioni sulle Arti. Nella cappella, che venne affrescata da Felice Biella nel 1737 su ordine del vescovo Pertusati, vi è una serie di dipinti sulla passione di Cristo, che occupa lo spazio al di sotto del portico. Un portale marmoreo sullo scalone conduce alla sala dei Vescovi, sempre opera di Biella, che ospita i ritratti dei vescovi pavesi, a partire da San Siro, che indica con la mano destra dove inizia la sequenza.
Si arriva poi alla sala di San Giuseppe, con un soffitto ligneo dipinto, e allo studio del Vescovo, con una volta dipinta di quattro balconate da cui si affacciano quattro vescovi, tra cui San Siro. Nel lato ovest troviamo tre locali ancora decorati a grottesche, lo studiolo, dove tra le piccole figure dipinti si intravedono due giapponesi, il salotto con un pergolato di vite dipinto nel centro della volta e la sala da pranzo con dei piccoli medaglioni contenenti episodi della Genesi dalla creazione di Adamo e Eva, al peccato originale fino ad arrivare alla cacciata dei progenitori.