La statua di Regisole
Ai turisti che nelle belle giornate primaverili passeggiano per la piazza del Duomo sorge quasi spontaneo chiedersi chi sia quell'uomo a cavallo con un braccio proteso tra terra e cielo. Ebbene, quasi ogni pavese potrebbe risponder loro che si tratta della famosa statua del Regisole.
La statua equestre, che oggigiorno vediamo in città, è opera dello scultore Francesco Messina al quale venne commissionata nel 1935 dall'allora Direttore dei Musei Civici di Pavia. Essa è una copia dell’originale andato distrutto nel 1796 per mano dei giacobini, in quanto simbolo del potere imperiale. Nel corso degli anni è stata decantata da celebri personaggi quali Francesco Petrarca, in una lettera al Boccaccio, e Leonardo da Vinci, durante una visita della città insieme a Di Giorgio Martini.
E’ un’opera bronzea posta su un basamento di travertino che s’innalza per circa sei metri di altezza. Essa rappresenta un imperatore a cavallo, nella versione attuale l’artista pare che si sia ispirato ad Antonino Pio, ma l’identità dell’imperatore nell'originale resta ancora dubbiosa, sebbene richiami per molti aspetti la famosa statua di Marc’Aurelio dei Musei Capitolini.
Così come rimane ancora poco chiara l’etimologia del nome. C’è chi dice che la sua denominazione derivi dal latino Regem solis, perché inizialmente la statua si presentava rivestita da dorature che riflettevano i raggi solari. Una seconda ipotesi rimanda invece al termine Regisolio, ovvero trono regale. Infine, possiamo anche presumere che il suo nome abbia origine dalla posizione stessa dell’imperatore che, con il suo braccio alzato, sembrerebbe quasi voler sorreggere il sole. Dall'otto dicembre 1937 - data in cui venne solennemente inaugurata l’opera - è ritornata a vivere nella nostra città e la si può vedere ergersi tra le bancarelle del mercato o tra la folla che spesso popola la piazza. Essa è ed è stata una tra le immagini simbolo della città, tanto da essere perfino rappresentata sui sigilli comunali.
Ricordiamo, infine, una curiosità che non tutti sanno… ovvero come sia diventata nel corso degli anni anche “vittima” della tradizione goliardica pavese. E’ attestata, infatti, l’abitudine di mandare alcune matricole dell’Ateneo cittadino a dipingere i testicoli del cavallo, questo è il vero motivo per cui a volte essi ci siano apparsi colorati.