Groppello Cairoli, nel cuore del Pavese
Viaggiando tra le risaie, Gropello Cairoli è uno dei borghi più importanti, diviso in due zone: una di valle, nell’antico letto del Ticino, e l’altra che forma l’argine naturale del fiume, dove si è sviluppato il primo nucleo abitato.
Il primo documento dove si menziona Gropello è del 891, sul cedimento del feudo pavese al nobile Sangone da parte di Berengario I.
Prima del XI secolo il borgo apparteneva ai conti di Rovescala, padroni di tante terre nell’Oltrepò e nel Pavese, che lo donarono nel 979 ai canonici del Capitolo della Chiesa della Santissima Trinità a Pavia.
Dopo la pace di Costanza, nel 1183, Gropello fu contesa tra i Langosco e un ramo dei Beccaria, che solo nei primi decenni del XIV secolo affermano il loro dominio su parte del territorio pavese.
Nel 1470 passò a Galeazzo Maria Sforza e, dopo il matrimonio tra Orietta Beccaria e Gaspare Visconti, al figlio della coppia Pietro.
Il paese legò parte della sua storia e il suo nome ai fratelli Cairoli, patrioti del Risorgimento, che si passavano le vacanze.
Proprio in onore della famiglia nel 1888 fu cambiato il nome del borgo, da Gropello Lomellina a Gropello Cairoli.
Il cuore del paese oggi è la Villa Cairoli, simbolo del Risorgimento italiano, che sorge su una parte del castello, dove fu edificata tra il 1838 e il 1863, come dimora di campagna della famiglia di Carlo Cairoli.
Dopo la morte della moglie di Benedetto Cairoli, ultima erede della famiglia, la villa divenne un ospedale per i mutilati e invalidi di guerra, dal 1952 noto come la casa di riposo Elena e Benedetto Cairoli.
All’edificio si accede tramite un ampio portale con arco a tutto sesto e due ingressi laterali, mentre la facciata principale ha una serie di aperture e inferiate al piano terra.
Nel parco, ricco di fiori, c’è una fontana circondata da sei colonne con inciso il nome dei cinque fratelli Cairoli e della madre Adelaide.
In piazza si trova la chiesa di San Rocco e Santa Croce, edificata nel 1634 e in seguito utilizzata come lazzaretto durante il periodo della peste.
La chiesa ha una sola navata, con tre altari e un grande affresco.
Da vedere è la tela con Sant’Agata, Santa Lucia e Sant’Apollonia, situata sul lato desto della navata.
L’organo è collocato nella cantoria, situata sul portale d’ingresso, ed è racchiuso in una cassa lignea decorata con dipinti a tempera.
Una leggenda racconta che San Rocco, nato a Montpellier, si recò a Roma in pellegrinaggio e, durante il viaggio di ritorno, si fermò a Gropello dove, colpito dalla peste, venne guarito da un angelo che curò le sue piaghe.