Castello Beccaria di Montebello della Battaglia
Il Castello guarda le colline dall’alto, oggi quasi un po’ sfocate da una pioggia lieve, ma che bagna e rende meno nitido il paesaggio.
Siamo nel borgo antico di Montebello della Battaglia, un selciato ben curato accoglie i visitatori, curiosi di vedere un Castello che riapre le porte dopo ben cinquantanni.
Le mura mostrano il trascorrere del tempo, quasi come rughe lasciate da un passato carico di storia, ma la loro imponenza fa provare un senso di rispetto, quasi di sudditanza.
Il prato, molto ben curato, si affaccia sul borgo, in un angolo trova posto un’antica grotta votiva, quasi sotterranea.
Di fronte una vista senza ostacoli sulle colline dell’Oltrepo, a perdita d’occhio solo tanto verde, in tutte le tonalità, interrotto da casolari, piccolissimi borghi e sopra tutto ciò, l’azzurro del cielo.
Il maniero è sormontato da un'alta torre che attualmente termina con una terrazza, ma che fino all'inizio del secolo scorso era coperta da un tetto a tegole.
Questa costruzione è il più antico palazzo di Montebello, risale al 1472 e venne edificata dalla famiglia Beccaria, a quel tempo feudataria del paese.
Si sa anche che nei primi decenni del 1500 apparteneva, oltre che ai Beccaria, anche alla nobile famiglia pavese dei Bellocchio, che lo mantenne per 300 anni.
Nel 1851 il conte Giuseppe Bellocchio vendette, la parte superiore del palazzo, comprendente anche la torre e la metà del giardino all'avvocato Ernesto Ghislanzoni, mentre la parte inferiore, con l'altra metà del giardino, fu acquistata dal Comune di Montebello per usarla come Municipio, scuole e abitazione per i dipendenti comunali.
Nel 1868, in occasione dell'inaugurazione del monumento al Cavalleggero, la parte comunale del palazzo venne completamente restaurata su progetto dell'ingegnere Giuseppe Billotta e sulla parte centrale della facciata, di spalle al monumento fu costruito in muratura un medaglione, poi affrescato con lo stemma comunale, due draghi rampanti con nel mezzo un albero, blasone appartenuto alla famiglia Delconte, antica feudataria del paese, estintasi nel 1864.
Più tardi, nel 1893, con l’entrata dalla salita della Chiesa, nel palazzo venne aperto il primo ufficio postale di Montebello, con l'aggiunta poi anche di quello telegrafico.
Nel 1923-24, dopo la costruzione del nuovo edificio scolastico - municipale, la famiglia De Ghislanzoni acquistò la parte del Comune, unificando tutta la proprietà del palazzo.
Nel 1942, alla morte del barone don Ernestino, la figlia Eugenia, sposatasi con il conte Premoli, lo ereditò e da allora il palazzo fu al centro di una serie di ristrutturazioni che lo privarono delle due basse ali che delimitavano il cortile.
All'inizio del 2013 Davide Parisi titolare della Cpf Immobiliare, comprò il palazzo dal Conte Ludovico Premoli, con lo scopo di far rivivere il castello come luogo culturale che potesse valorizzare e diffondere la storia dell'Oltrepò.
Il complesso monumentale conta 50 tra stanze, camere e saloni per un'area complessiva di circa 2.500 metri quadrati, ora al centro di un lungo progetto di riqualificazione seguito dall'architetto Stefano Quaglini in stretta collaborazione con la sovraintendenza delle Belle Arti di Milano.
Nel progetto, le nuove destinazioni degli ambienti saranno mirate a essere spazi museali, al piano terra si ritiene potrebbe trovare posto il museo di Montebello della Battaglia in cui saranno raccolti materiali archeologici e iconografici del paese, nelle vecchie cantine dovrebbe prendere vita il Museo del vino dell'Oltrepò, che racconterà l'importanza della tradizione vinicola di questo territorio dalla metà dell’ottocento con la nascita del metodo classico italiano.
Per far tornare a vivere questo Castello è necessario che esso stesso viva, sia frequentato, utilizzato, vissuto.
Il gruppo Le Selezioni dell'Oltrepò Pavese contribuisce a quest’ambizioso e importante progetto di grande potenzialità turistica per il futuro della regione e per le nuove generazioni recuperando un pezzo di storia come il Castello Beccaria di Montebello della Battaglia.