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L'arte è emozione: Sebastiano del Piombo Resurrezione di Lazzaro

  • Paola Montonati

del piombo 1Il tema del dipinto deriva dal vangelo di San Giovanni, che narra la resurrezione di Lazzaro. L'attenzione del visitatore si concentra su Cristo in atto di puntare il dito verso il giovane Lazzaro che, quasi libero dalle bende è seduto sulla sua tomba. 

La stessa muscolatura del miracolato rivela un'altra grande forza, interiore, sostenuta dalla sua forte fede in Dio. 

Le analogie fra la figura di Lazzaro e quelle affrescate da Michelangelo nella volta della Cappella Sistina dimostrano che fu l'artista fiorentino a fornire a Sebastiano del Piombo i cartoni per la composizione. 

La pala venne commissionata a Sebastiano da Giulio de' Medici in sostituzione di quella già richiesta a Raffaello per la cattedrale francese di Narbonne, ma mai finita.

Alla notizia Raffaello,  come prova della sua supremazia pittorica rispetto al rivale, eseguì la Trasfigurazione. 

I due capolavori di Raffaello e di Sebastiano del Piombo hanno una complessa e drammatica composizione, assolutamente innovativa in quegli anni, che risente della tensione morale degli affreschi della Sistina. 

Nel 1824 la tela venne acquistata dalla National Gallery di Londra, dove si trova ancora oggi.

L’autore

Secondo il Vasari, Sebastiano Del Piombo, nato a Venezia nel 1485, iniziò la sua carriera come suonatore di liuto, ma poi passò alla pittura studiando con Giovanni Bellini prima e Giorgione poi. 
Tra le sue opere veneziane ci sono le Ante d’organo per la chiesa di San Bartolomeo di Rialto (1507-09), la Pala di San Giovanni Crisostomo (1510-11) e parte del lavoro della celebre tela di Giorgione nota come I tre filosofi (Vienna, Kunsthistorisches Museum).

Nel 1511 arrivò a Roma, chiamato dal banchiere senese Agostino Chigi per cui lavorò nella loggia della Villa Farnesina affrescando una serie di soggetti tratti dalle Metamorfosi di Ovidio.

Qualche tempo dopo divenne amico di Michelangelo e in conformità a una sua composizione nel 1516 dipinse la celebre Pietà di Viterbo (Museo civico).

Nello stesso periodo cominciò a imporsi anche come ritrattista e si ritrovò a competere con Raffaello, quando il cardinale Giulio de’ Medici commissionò a entrambi due dipinti per Narbonne, alla fine l’urbinate consegnò la Trasfigurazione e Sebastiano la Resurrezione di Lazzaro.

Tra il 1521 e il 1524 terminò la Cappella Borgherini per San Pietro in Montorio e durante il Sacco di Roma del 1527 si rifugiò in Castel Sant’Angelo e poi a Orvieto e a Venezia.

Sebastiano ritornò a Roma nel 1529 e due anni dopo divenne il guardasigilli pontificio, carica che gli valse il suo soprannome, mentre la sua carriera proseguì con poche altre opere fino alla morte, avvenuta nel 1547.

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