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L'arte è emozione: Perugino Maria Maddalena

  • Paola Montonati

perugino maddalena 1Oggi nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze, questa raffinata opera era già presente nel 1641 nell'inventario del palazzo e dal 1695 fu ritenuto il pendant di un ritratto di Francesco Maria della Rovere oggi conservato agli Uffizi e assegnato a Raffaello, mentre tra il 1797 e il 1803 l'opera fu trasferita a Palermo con altri dipinti fiorentini e in quell'occasione, cambiò nuovamente attribuzione e fu assegnata al Franciabigio.

Oggi però gli storici dell'arte sono concordi nell'ammettere che si tratti di un lavoro del Perugino.

Parliamo di un dipinto molto delicato, estremamente raffinato, in cui Maria Maddalena emerge da un fondo scuro, abbigliata con una veste che ha il suo nome sullo scollo, bordato d'oro, e sopra la veste indossa una pelliccia con risvolti, che non le coprono il collo, mettendo in risalto il suo vivo incarnato, con lo sguardo sfuggente ma quasi languido allo stesso tempo, tutte caratteristiche tipiche delle donne peruginesche.

La profonda bellezza di questa Maddalena è meno idealizzata rispetto a quella di altre sante del Perugino, poiché il pittore, per questo dipinto, probabilmente si servì di una modella vera, forse la moglie Chiara Fancelli, figlia del grande scultore e architetto Luca.

L’autore

Il Perugino nacque intorno al 1450 a Città della Pieve, città allora parte del Comune di Perugia, e il suo nome di battesimo era Pietro di Cristoforo Vannucci, detto anche Pietro Perugino, nel 1467 si trasferì a Firenze.

In poco tempo il pittore entrò a far parte della bottega di Andrea Verrocchio, con Leonardo da Vinci, Domenico Ghirlandaio e Sandro Botticelli e nel 1472, si unì alla Compagnia di San Luca nella veste ufficiale di pittore.

Come primo incarico importante, nel 1473 accettò di partecipare alla decorazione della nicchia di San Bernardino, otto tavolette che ne coprivano le ante a protezione della statua del santo nell'oratorio di San Bernardino di Perugia.

Per diversi anni Pietro continuò la sua attività in Umbria, lasciando diverse tracce del suo lavoro, come gli affreschi della cappella della Maddalena nella chiesa parrocchiale di Carqueto, e nel 1479 si recò a Roma, dove decorò l'abside della cappella della Concezione, nel coro della Basilica vaticana per papa Sisto IV.

Grazie a questo incarico il Perugino ebbe il compito di dipingere la parete di fondo della Cappella Sistina, considerata la più grande impresa decorativa del tardo Quattrocento italiano, poi del tutto scomparsa per far spazio al Giudizio Universale di Michelangelo.

Ormai il Perugino era un pittore affermato, al punto di aprire una bottega a Firenze, tenendone contemporaneamente aperta anche una seconda a Perugia.

Nel 1503 Isabella d'Este, marchesa di Mantova, chiamò l'artista per commissionargli la Lotta tra Amore e Castità, un dipinto allegorico destinato al suo studio nel Castello di San Giorgio.

Pietro di Cristoforo Vannucci morì a Fontignano nel 1523, in un mondo dove c’erano nuovi e promettenti artisti, come il suo allievo Raffaello SanzioMichelangelo Buonarroti.

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