Il calzolaio di Pavia
L’industria della calzatura a Pavia alla fine dell’Ottocento aveva un indubbio successo, soprattutto grazie alle solide ed eleganti scarpe, poi con il passar del tempo fu Vigevano a diventare la città italiana scarpara per eccellenza.
Molti però sono i personaggi che hanno reso Pavia una delle città più interessanti nell’ambito della calzatura.
Uno di loro era Pietro Mantovani, originario di Battuda, che dopo aver lavorato come garzone presso il calzolaio Ronchetti di Milano, fornitore dell’imperatore Napoleone I, arrivò a Pavia, dove trovo subito un ambiente ben disposto verso il suo lavoro.
Aperta una bottega, il nuovo calzolaio ebbe un grande successo grazie ai suoi modelli, che alla solidità univano l’eleganza, premiati in varie mostre tenute a Parigi, venne premiato dall’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere di Milano, inoltre fu il calzolaio dell’imperatore Ferdinando I d’Austria e dell’imperatore di tutte le Russie, Nicolò I, dell’imperatrice e della granduchessa Olga.
Il bagat pavese lavorava in uno sgabuzzino a pianterreno, che si apriva direttamente sui larghi o sulle vie e si affacciavano qua e là con la porta a vetri tenuti fissi con strisce di carta.
D’estate il ciabattino, senza pagare al Comune il prezzo per l’occupazione dell’area, portava fuori dal negozio il suo deschetto, e il battere del cuoio col martello e gli stornelli piuttosto liberi che canticchiava a mezza voce, si sentivano per tutta la strada.
Sempre tirando lo spago o manovrando l’affilato coltello senza manico, per il taglio delle suole o per la loro opportuna sagomatura, il ciabattino era una fonte inesauribile di notizie, sempre al corrente anche dei più gelosi segreti della gente del quartiere o anche di altri rioni, come le scappatelle della figlia del macellaio, le avarizie del parroco o l’ultima avventura del figlio di un noto avvocato impegolato in una relazione costosa e senza sbocchi.
I personaggi che andavano dal ciabattino erano coloro che compravano le scarpe per tutta la famiglia, giovani donne che portavano le loro scarpette per rimettere in sesto i tacchi logorati, pescatori e barcaioli in cerca della nuova rappezzatura e le domestiche della piccola borghesia che per la loro signora esigevano la pronta riparazione delle asole di alcuni polacchini a bottoniera, ma che volentieri si soffermavano a sentire le chiacchiere dell’artigiano, che spesso cessava di battere col suo martelluccio il cuoio e interrompeva la cucitura delle tomaie.
Le informazioni che il calzolaio dava aumentavano ancora di più la curiosità delle ascoltatrici e spesso diventavano dialoghi ricchi di spunti e d’informazioni per il giorno dopo, con altre novità da ottenere.