La chiesa di San Bernardo ad Albairate
La chiesa di San Bernardo, oggi nota come la cappella del cimitero di Albairate, a breve distanza dal centro del piccolo borgo in provincia di Milano e a pochi passi dal Museo Agricolo, è uno dei più interessanti esempi di architettura barocca milanese, progettata nel 1641 da Francesco Maria Richini, autore di molti edifici seicenteschi come la facciata di San Bernardino ad Abbiategrasso, per sostituire una struttura provvisoria voluta da Federico Borromeo a protezione di una venerata immagine della Vergine.
Figlio di Bernardo, ingegnere militare al servizio della Spagna, Francesco Maria Richini completò la sua formazione tra lo studio degli architetti lombardi del tardo Cinquecento e un soggiorno a Roma segnato dallo studio dell'antico e delle opere del Maderno.
Architetto di fiducia del cardinale Federico Borromeo, dal 1605 fu il capomastro del duomo a Milano, ricevendo numerosi incarichi civili e religiosi in città e nella provincia lombarda, dove riuscì a innovare profondamente il linguaggio dell'architettura lombarda del primo Seicento.
La chiesa di San Giuseppe a Milano, ispirata a quella di San Alessandro di Binago, è nota per l'impostazione della pianta e per essere uno dei primi esempi di articolazione dell'esterno in funzione della spazialità interna, con due unità a croce greca, un’ottagona e una quadrata, interrelate da un unico arco, che ritrovano nella facciata a doppio ordine un’originale soluzione per entrambe le dimensioni, inaugurando una tipologia presente nell'Italia settentrionale.
Nell'esterno Richini ha smussato la facciata, conferendole un moto tipicamente barocco e inusuale in area milanese, dove piante simili a quella di San Bernardo sono precedute da facciate piatte, anche se alcune opere di Fabio Mangone avevano già sperimentato movimenti simili.
La piccola chiesa di Albairate costituisce un esempio della cultura di Richini, che normalmente si manteneva coerente all’architettura cinquecentesca, anche se conosceva le novità barocche delle facciate curve del Collegio Elvetico di Milano.
Il piccolo portico che precede l'ingresso mostra quattro colonne che reggono delle arcate, come un forte legame ad altre opere del Richini tra cui il cortile di Palazzo Durini e di Brera a Milano, mentre le sezioni regolari che dividono la facciata riportano alla cultura cinquecentesca, con i decori delle finestre e del portale che hanno un disegno barocco.
All'interno le linee geometriche si stemperano nelle smussature che permettono alla luce di scorrere lungo le pareti, tra le nicchie con statue di Santi e sfociare nell'altare maggiore affiancato da due finestre e riccamente lavorato in marmo e stucco, con l'immagine della Vergine tra colonne, putti e decori.
L'eleganza delle forme, il movimento barocco, la luce, i decori, la qualità nella realizzazione fanno di questa chiesa un gioiello della provincia milanese, omaggio degno al lavoro di Francesco Maria Richini.