La storia dei Lari al Museo di Archeologia di Pavia
Secondo alcune fonti storiche la tradizione del Presepe cattolico affonda le sue radici nella tradizione romana dei Larari, altarini posti nelle case, solitamente entro nicchie, dove venivano esposte le statuette, di legno, di cera, di terracotta o di bronzo, degli dei e degli antenati, i Lares familiares.
Dèi di origine etrusca, i Lari erano i protettori del podere e della casa ed erano raffigurati come giovani bellissimi e sorridenti, che, con la loro immagine, confortavano chi si rivolgeva a loro con devozione.
Le immagini venivano collocate all’ingresso della casa, nel vestibolo, dove era posto il larario, cioè un tabernacolo o una cappella in cui era raffigurato un cane, simbolo della custodia dei beni della casa.
Le divinità domestiche tutelari della dispensa e degli alimenti ma anche dell’unione della famiglia erano i Penati, che venivano raffigurati da una statuetta di terracotta uguale a quella che, secondo la leggenda, Enea portò con sé fuggendo da Troia e che fu dapprima custodita a Lavinio, da lì portata poi ad Albalonga e infine a Roma.
La statuetta era posta nel penitus, la parte più interna della casa, dove si trovava la dispensa ed era trasmessa in eredità come se facesse parte dei beni patrimoniali.
Gli avvenimenti più significativi della famiglia erano legati ai Lari e Penati, nascite, morti, alleanze tra famiglie, felicitazioni per onorificenze ricevute, giuramenti, tutto insomma avveniva davanti alle loro statue, come se fossero materialmente presenti.
Le statuette venivano decorate con i fiori, il pater familias recitava le preghiere di rito e in speciali piattini gli venivano offerte piccole porzioni di cibo, per far si che i numi tutelari fossero sempre resi parte di tutto ciò che veniva consumato alla mensa della casa.
Appena la sposa entrava nella casa maritale, doveva fare un sacrificio alle divinità domestiche e con questo atto passava nella protezione dei Lari e Penati della nuova famiglia, di cui da quel momento entrava a far parte.
E anche lo Stato aveva i suoi Lari e i suoi Penati, i Lares publici e i Penates publici, che avevano la tutela della città e dell’intero Stato, infatti, allontanavano i nemici e davano prosperità e grandezza a Roma.
A loro erano consacrati, in alcune vie e rioni, altari, con focolari perennemente accesi e curati dalle vestali e le autorità politiche davano molta importanza al collegio sacerdotale preposto ai rituali.
Il Museo di Archeologia di Pavia oggi presenta una cinquantina di bronzetti pre-romani, romani e pseudo-antichi, spesso rinascimentali, che raffigurano Lari e altre divinità.
Sabato 16 dicembre, per l’apertura mensile del sabato pomeriggio, si potranno vedere questi e molti altri reperti che vanno dalla preistoria al Rinascimento.
Il Museo, con ingresso nel passaggio tra il Cortile delle Magnolie e il Cortile Sforzesco, presso il Palazzo centrale dell'Università di Pavia in Corso Strada Nuova, è aperto dalle 15.30 alle 18.30, con la possibilità di visite guidate.
L'ingresso è gratis per under 18, gli studenti fino a 26 anni e over 65.