L'esperienza che mi cambiò forse più di ogni altra
Presso il Salone San Pio del Collegio Ghislieri dal 7 maggio al 28 novembre è allestita la mostra L’esperienza che mi cambiò forse più di ogni altra. La storia del Ghislieri raccontata attraverso i suoi alunni, con documenti, oggetti e le vite di 32 degli alunni più noti del collegio pavese, da Goldoni al Novecento.
Il 27 novembre 1567 il Ghislieri accolse in una sede temporanea i primi quattro studenti mentre l’architetto Pellegrino Tibaldi completava l’edificio oggi sede del Collegio.
Nel Collegio conosciuto da Carlo Goldoni, gli studenti dovevano indossare la soprana, una veste di colore rosso dalla foggia di abito religioso, e vigeva un rigido regolamento che portò all’espulsione del futuro re del teatro italiano.
Ma a fine Settecento, con l’arrivo del primo Rettore laico, il professore di medicina Giovanni Rasori, s’iniziò a respirare un clima ben diverso e il Ghislieri tra fine Settecento e Ottocento divenne un laboratorio di formazione scientifica e politica, dove mossero i primi passi scienziati e statisti: da Agostino Bassi, a Giuseppe Zanardelli, Primo Ministro ed estensore del nuovo codice penale, il geologo Torquato Taramelli, il matematico Eugenio Beltrami, l’eclettico scienziato Paolo Gorini, lo scrittore Giulio Carcano, il patriota e ministro Cesare Correnti, lo zoologo Battista Grassi, il Ministro dell’Istruzione Luigi Credaro, il fondatore dell’Università Cattolica del sacro Cuore Agostino Gemelli.
Il Novecento del Ghislieri vede il proseguire di questa tradizione storica con il Presidente della corte costituzionale e deciso antifascista Giuseppe Cappi, il fondatore della Banca Nazionale del lavoro Arturo Osio, il regista radiofonico e televisivo Enzo Ferrieri.
Ci furono anche due grandi rettori come Pietro Ciapessoni e Aurelio Bernardi che trasformarono il Collegio in una vera e propria fucina di talenti.
Tante sono le lettere che testimoniano l’attenzione e il sostegno dei due Rettori verso gli studenti, anche durante la Grande Guerra che vide praticamente tutti i ghisleriani al fronte, come racconta la vicenda di Domenico Frassi che, proveniente da una famiglia poverissima, disse in una sua lettera “Ill.mo Sig. Rettore, la vita per quanto rude, dura anzi, non mi dispiace: solo mi assilla il pensiero che nel venturo anno non potrò frequentare la scuola né continuare i miei studi. E spesse volte penso nostalgicamente al Collegio ove ho passato l’anno certamente più felice di mia vita dopo una giovinezza di stenti e di sacrifici”.
Frassi sarebbe poi diventato un docente di filosofia nei licei e il primo preside del Liceo Da Vinci di Milano.
Ma ci sono anche nomi come il giurista Rodolfo De Nova, lo scopritore della serotonina Vittorio Erspamer, il filologo e critico Gianfranco Contini, il filologo romanzo D’Arco Silvio Avalle, lo storico dell’arte Terisio Pignatti, l’ematologo Carlo Bernasconi, l’editor Gigi Cavalli, lo studioso di biochimica Luigi Spandrio, lo storico Arturo Colombo, il giurista Vittorio Grevi e lo storico delle relazioni internazionali Ennio Di Nolfo che disse “del Collegio dunque tengo acceso nella memoria il ricordo, come dell’esperienza che mi cambiò forse più̀ di ogni altra” una frase che è stata scelta anche come titolo dell’esposizione che racconta i 450 anni del Ghislieri.