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Giovanni Maccari e il fantastico in Landolfi

  • Paola Montonati

landolfi pavia 1Venerdì 15 marzo alle 18,  al Collegio Borromeo di Pavia, il secondo incontro del ciclo Sul fantastico, curato da Clelia Martignoni dell’Università di Pavia, vedrà Giovanni Maccari, scrittore e critico letterario, tenere una conferenza dedicata al tema del fantastico in Tommaso Landolfi, di cui ha curato la pubblicazione delle opere per Adelphi.

Grande traduttore di Gogol e Dostoevskij, ma anche di Hofmannsthal, Landolfi è ritenuto uno dei maggiori autori del Novecento.

Tommaso Landolfi nacque a Pico, allora in provincia di Caserta e oggi di Frosinone, il 9 agosto 1908 da Pasquale Landolfi, discendente di un'antica famiglia di origini longobarde, e Maria Gemma Nigro, cugina materna del marito, di origini lucane, che morì prematuramente nel 1910, a soli ventisei anni, mentre era in attesa del secondo figlio.

Nell'infanzia Landolfi fu un bambino solitario e di salute cagionevole, che venne mandato a studiare sarà il Cicognini di Prato, dove conobbe la poesia di D'Annunzio.

Grazie alla sua intelligenza, Landolfi iniziò nell'adolescenza ad avvicinarsi al cinema, al teatro, alle arti figurative e alle lingue straniere, al punto che all'Università studiò Lingua e letteratura russa, affascinato dall'alfabeto cirillico.

Dopo aver superato la maturità classica da privatista, nel 1927, si iscrisse alla Facoltà di Lettere di Roma, poi a Firenze, dove studiò da solo, senza insegnanti, laureandosi con il massimo dei voti nel 1932 con una tesi sulla poetessa russa Achmatova.

Nel 1937 pubblicò la sua prima raccolta di racconti, Dialogo dei massimi sistemi, mentre frequentava l'ambiente intellettuale fiorentino, soprattutto il Caffé delle Giubbe Rosse, ma non s’interessò mai di politica, pur essendo un convinto antifascista.

Durante la guerra la sua casa di Pico fu bombardata e poi utilizzata come rifugio dai partigiani, cosi Landolfi fuggì in montagna per evitare i rastrellamenti nemici.

Nel 1939 pubblicò La pietra lunare e Il mar delle blatte, presso l'editore Vallecchi di Firenze, con cui collaborò fino al 1972 e dal 1951 entrò nel mondo del giornalismo, da lui poco considerato.

Fu nel 1955 che lo scrittore vinse il Premio Marzotto, che fu il primo di ben quindici, tutti tra i più importanti della letteratura italiana, ma non amava recarsi alle cerimonie pubbliche e cercò sempre di convincere il suo editore a ritirare i premi al suo posto.

Nel 1955, quasi cinquantenne, Landolfi sposò Marisa Fortini, una ragazza originaria di Pico, e nel 1958 nacque Maria Landolfi, detta Idolina, che fu la custode della produzione del padre, gestendo il Centro Studi Landolfiano di Firenze e occupandosi delle nuove edizioni, fino alla morte, avvenuta il 27 giugno 2008.

Ma tutto questo lavoro chiese allo scrittore grande concentrazione e isolamento, che lo portò a lasciare la famiglia per rifugiarsi nella casa di Pico.

Ormai malato da tempo, Tommaso Landolfi morì per un enfisema polmonare l'8 luglio 1979, a Ronciglione, vicino a Roma.

L’ingresso alla conferenza sarà libero.

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