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Un soffio di primavera: le arance

  • Paola Montonati

aranciaLe arance sono tra i frutti più noti al mondo, per la facile adattabilità alle diverse condizioni climatiche e per la versatilità dell'impiego nel settore alimentare, oltre che nella cosmetica, profumeria e oggi come eco-combustibile.

L'Italia nella produzione delle arance ha ricoperto un ruolo fondamentale, favorita dal clima mite, dal paesaggio e natura del terreno, spesso adatto per la coltivazione, grazie alla presenza del mare. 

Citrus Sinensis è il nome della pianta dell'arancio, originaria della Cina e altre regioni orientali quali l'India, la Malesia, la Thailandia.

La storia dice che, grazie agli arabi, l'arancio amaro coltivato in India fu inizialmente trasportato nella penisola Araba, e successivamente diffuso nell'Africa settentrionale e in tutti i paesi del Mediterraneo.

Con gli Arabi si diffuse l'uso alimentare delle arance, come piatto per le tavole aristocratiche, ma anche come pianta ornamentale per le ville divenendo motivo d'ispirazione poetica, artistica e culturale.

E' più incerta la storia dell’arrivo dell'arancio dolce, attribuibile forse al navigatore portoghese Vasco De Gama, testimoniato dal nome dato all'arancio, che era Portogallo, ma per altri è legata ai navigatori genovesi che lungo le coste del Mar Nero attendevano le carovane provenienti dalla Cina e dall'India.

L’iniziale diffusione degli agrumeti avvenne in Liguria, lungo le rive del Lago di Garda, in Toscana e lungo la costiera Amalfitana non favoriti però dal clima continentale, poco adatto al loro ambientamento che ha richiesto l’uso di strutture coperte chiamate aranciere, note oggi come serre.

Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento l'area di produzione e commercializzazione delle arance si spostano in Sicilia, favorite da un clima mite, che determinarono lo sviluppo economico e commerciale della zona e una consistente fonte di reddito per l'intera regione.

Sino alla seconda guerra mondiale la Sicilia ebbe la leadership del commercio delle arance fino a quando l'Unione Europea ne decretò un ruolo marginale, a causa dell'attuale evoluzione dello scenario che ha visto altre regioni del mondo sottrarre all’Italia larghe fette di mercato.

A tutela di tutta la produzione agrumicola siciliana, contro la competitività dei paesi del Mediterraneo, c’è oggi il Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia, per valorizzare le varie tipologie di agrumi, freschi e trasformati, della filiera siciliana, oltre ad analizzare, predisporre e condividere strategie comuni a supporto dell'intero comparto agrumicolo siciliano, con i vari momenti del ciclo produttivo, la fase della commercializzazione sino alla distribuzione in Italia e all'estero.

Il tutto è espresso nel Patto del Distretto di cui fanno parte i Consorzi di tutela dei prodotti IGP e DOP (Arancia bionda di Ribera, Arancia Rossa di Sicilia, Limone di Siracusa, Limone di Messina, Mandarino di Ciaculli, attualmente quest'ultimo Presidio Slow Food e in attesa di certificazione) e centinaia fra cooperative, aziende, istituzioni e associazioni di categoria operanti nel settore agrumicolo siciliano.

Gli obiettivi del Patto di sviluppo del Distretto si riferiscono al marketing, oltre a facilitazioni per l'accesso al credito e alle agevolazioni fiscali per le aziende distrettuali, internazionalizzazione, ricerca scientifica e sviluppo tecnologico, sinergie con mercati ortofrutticoli e filiera corta, turismo relazionale integrato, alta formazione e aggiornamenti professionali.

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