L’arte di Paolo Barbotti a Pavia
A sostituire provvisoriamente, presso la Quadreria dell’Ottocento dei Musei Civici di Pavia, i dipinti La signora di Monza di Giuseppe Molteni, (ora alla mostra allestita fino al 19 febbraio 2017 nelle sale del Serrone Reale della Reggia di Monza), e Accusa segreta di Francesco Hayez, (ora alla mostra allestita fino al 12 febbraio 2017 negli spazi del Belvedere inferiore di Vienna Ist das Biedermeier? Amerling, Waldmüller und mehr), sono due imponenti oli su tela di Paolo Barbotti (Pavia, 1821-1867): Cicerone scopre la tomba di Archimede e Cicerone e Catilina, oltre al disegno preparatore di Cicerone scopre la tomba di Archimede, frutto di una donazione dei collezionisti Salvatore Tringali e Robertina Melotti ai Musei Civici.
Le opere vennero commissionate a Barbotti da Giuseppe Del Chiappa, medico, appassionato d’arte, studioso e appassionato di Cicerone, che volle arredare la sua casa, in via Alboino, con affreschi e statuaria ispirata allo stesso Cicerone.
Del Chiappa voleva essere il mentore di Barbotti, come Marozzi era stato il mecenate di Pasquale Massacra, ucciso pochi anni prima dagli Austriaci.
Infatti, Barbotti era l’ideale continuatore della pittura romantica di Massacra, con un tratto deciso nel disegno e armonico nei colori, cui affidare la trasposizione in pittura di episodi storici dal significato didattico, come i due dipinti sulla vita di Cicerone: Cicerone che, divenuto questore della Sicilia, scopre la tomba di Archimede, tela che venne poi esposta a Brera nel 1853, e il grande oratore nel momento dell’accusa a Catilina.
In seguito Del Chiappa donò le due opere alla Civica Scuola di Pittura di Pavia nel 1862, che Paolo Barbotti aveva frequentato dal 1842 al 1855 sotto la guida di Giacomo Trecourt, con il compagno di studi e amico Federico Faruffini.
Per due volte Barbotti fu il vincitore del prestigioso premio Frank, assegnato agli allievi più meritevoli alla fine del corso di studi, nel 1855 con Cristoforo Colombo al convento di S. Maria di Rabida e nel 1861 con un episodio pavese della seconda guerra d’indipendenza, quello della morte di Giuseppe Pedotti.
Nel 1860 il pittore eseguì a Pavia gli affreschi per la chiesa dei Santi Primo e Feliciano e nel 1866 fece la decorazione di una volta in San Michele con gli stemmi e i santi di Casa Savoia.
La sua produzione è ben rappresentata dalle collezioni dei Musei Civici, con una cinquantina di opere, tra olii e disegni, soprattutto su tematiche storiche e letterarie, ma non mancano i soggetti religiosi, cui si dedicò con varie pale e affreschi destinati alle chiese pavesi.