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Coronavirus: Una riconversione aziendale per produrre le mascherine a Besozzo (Va)

  • Paola Montonati

88185894 609443069909693 60958848789250048 nCome riporta nell'edizione del 16 marzo, il quotidiano "La Prealpina", diffuso nell'area dell'altomilanese, varesina e del Lago Maggiore, un'idea semplice, pronta, in puro stile pragmatico lombardo. Si tratta di una riconversione rapida di un'azienda di abbigliamento sportivo in produzione di mascherine, per fronteggiare la carenza dovuta al Coronavirus.
L’idea è nata venerdì, durante una chiacchierata informale tra il titolare dell'azienda e Riccardo del Torchio, sindaco di Besozzo, cittadina di 9000 abitanti tra il lago di Varese e il Lago Maggiore.
Alla casa di riposo di Besozzo, nessuno aveva mascherine sanitarie, il Comune non sapeva dove trovarle. Così Joas Binda, titolare della Di-Bi Snc, azienda che ha sede in via Armando Diaz, che da 45 anni produce abbigliamento sportivo, non ci ha pensato due volte ed è passato all'azione: "Se il paese ha bisogno di mascherine, provo a farle io".

 Così nel giro di un quarto d’ora, il tempo di pensare e di realizzare un prototipo, è stato poi fatto vedere al presidente della casa di riposo e ai medici, che lo hanno approvato. Da allora abbiamo è stata sospeso ogni produzione di abbigliamento sportivo e stanno realizzando solo mascherine.
Nessuna certificazione medica, semplicemente non ce n’è stato il tempo. Le mascherine "Made in Besozzo" garantiscono comunque un’ottima protezione, perchè sono realizzate sovrapponendo tre strati di tessuto sintetico, come spiega il Sig. Binda, titolare dell'azienfa. Quello centrale è una membrana traspirante ma completamente impermeabile, che viene usata per i gilet dei canottieri, ma in questa situazione di emergenza è l’ideale perché non lascia passare neanche una particella di saliva. L’obiettivo è quello di produrre fino a duemila mascherine al giorno, i 17 dipendenti della Di-Bi si sono detti tutti disponibili a fare la loro parte «Noi ci siamo solo messi a disposizione – dice Binda -. Prima di Besozzo e poi del Paese».

Venerdì sera è iniziata subito la produzione, e ieri domenica 15 marzo, l’azienda aveva già consegnato i primi 500 pezzi. "Da quando si è sparsa la voce continuiamo a riceve ordini – spiega l’imprenditore besozzese -. Le ultime due mail sono arrivate da Bergamo e da Monza, di protezioni contro il virus c’è un bisogno disperato".

 

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