CORONAVIRUS: ASSESSORE REGIONE LOMBARIDA GALLERA: "RIDURRE LA VITA SOCIALE E' UN OBBLIGO"
I numeri del contagio aggiornati ad oggi 9 marzo 2019: 6500 positivi, 333 decessi. L'assessore regionale al welfare Giulio Gallera, ha snocciolato i dati e le ultime notizie riguardo al Coronavirus oggi pomeriggio, alle 17,15, in una conferenza via Facebook dalla Regione Lombardia.
"Il sistema regge, abbiamo quasi mille posti in terapia intensiva. Ma il contagio si ferma solo se tutti fanno la propria parte. Il totale dei pazienti positivi in Lombardia ad oggi è di 6469, ben 1280 in più rispetto a 24 ore fa. Abbiamo 2802 ricoverati (ieri erano 585 in meno) di cui 405 (+41) in Terapia intensiva. C’è però anche un dato positivo, che riguarda i pazienti dimessi, finora 646, ma crescono purtroppo anche i decessi, ben 333 con un aumento di 76. Per quanto riguarda le aree continua la crescita significativa in provincia di Bergamo, con 1245 positivi (+248), forte crescita anche nel Bresciano, 739 casi totali rispetto ai 501 di ieri. Cresce Cremona a quota 916, mentre Lodi ora, dopo le misure restrittive ha un incremento decisamente più contenuto. Sono 506 i casi in provincia di Milano (+100), mentre il resto della Regione ha numeri molto più contenuti".
Da Palazzo Lombardia, si lavora alacremente sempre sul fronte del contenimento delle emergenze: "Da questa stamattina sono in corso incontri con tutti i direttori generali lombardi, stiamo ragionando su come mettere in campo le nostre competenze per fronteggiare nel modo migliore l’emergenza. E accanto ai numeri impressionanti abbiamo anche notizie positive. Abbiamo superato il nostro obiettivo iniziale per la disponibilità totale di posti letto in Terapia intensiva: partendo dal dato di 724, ci auguravamo di aggiungerne almeno 100-150: in 15 giorni abbiamo fatto olto meglio, siamo arrivati a 223. E contiamo di aprirne almeno altri 150 nei prossimi 7 giorni, superando quota mille. Questo anche grazie al blocco delle sale operatorie (che liberano tre posti ciascuna in Intensiva) e alla riconversione di alcune parti di ospedali."
Il sistema, nonostante alcune criticità nel suo complesso regge bene, l'importante, nell’ottica di una collaborazione globale dell’intero comparto regionale sanità, anche il ruolo di alcuni presìdi ospedalieri come l'ospedale Morelli di Sondalo in provincia di Sondrio e Cuasso al Monte in provincia di Varese.
Nell'ospedale della Valtellina, si è già provveduto nei giorni scorsi ha chiedere l'arrivo di infermieri e medici. Mentre per Cuasso al Monte, si tratta di una storica struttura sul lago Ceresio (Lugano), già usato come sanatorio in passato. Immerso in un parco secolare, è stato realizzato nel 1918 come “istituto climatico sanatoriale, per curare i malati di tbc, altre malattie polmonari e altre malattie infettive accogliendo fino a 400 pazienti in passato.
Nei due ospedali saranno trasferiti pazienti sfebbrati ma ancora positivi da accompagnare verso la guarigione in una struttura adatta, liberando così spazi per le Terapie Intensive, per ora affollate in quasi tutti i centri della regione. A Cuasso al Monte, è previsto l'arrivo di 134 pazienti nei prossimi giorni".
Dall'Assessore Gallera arriva anche un forte invito che diventa un obbligo: "Non uscite di casa senza motivi strettamente attinenti ad attività produttive o per attività indifferibili, come la spesa, acquisti in farmacia o un anziano parente malato da andare a trovare. Il messaggio forte che lanciamo noi è di rimanere al proprio domicilio. Il coronavirus, per ora non si può sconfiggere con un farmaco perché non esistono farmaci specifici e non c’è vaccino. L’unico modo per fermare la diffusione è ridurre drasticamente la vita sociale e i movimenti. E ciò vale per tutti, anziani e deboli ma anche per tutti coloro (giovani, bambini) che non rischierebbero probabilmente nulla ma che sono potenti veicoli di diffusione".
"Dove c’è un controllo sempre maggiore dei movimenti c’è un crollo dei contagi, basta vedere i grafici della provincia di Lodi e della zona rossa. Ricordiamo che non solo gli anziani sono a rischio, il 33% dei ricoverati in Intensiva ha tra i 50 e i 60 anni, e un numero non indifferente sono i giovani, che vanno intubati e che poi, grazie all’ossigenazione continua dei polmoni, riescono a guarire, ma solo dopo un lungo periodo (anche 2-3 settimane)."