Anche Armani impegnato nella lotta al Coronavirus
Giorgio Armani scende in campo per dare una mano nella guerra al Coronavirus, iniziando a produrre camici monouso per chi sta lottando in prima persona in corsia.
"Il gruppo Armani” dice una nota “comunica la conversione di tutti i propri stabilimenti produttivi italiani nella produzione di camici monouso destinati alla protezione individuale degli operatori sanitari impegnati a fronteggiare il Coronavirus".
E da giovedì le fabbriche Armani si concentreranno sulla produzione di camici da destinare agli ospedali lombardi e italiani.
Inoltre Giorgio Armani ha dato il suo contributo anche all’ospedale di Bergamo, a quello di Piacenza e a quello della Versilia, arrivando così a una donazione di 2 milioni di euro, compresi i fondi già destinati nei giorni scorsi alla protezione civile, al Sacco, al San Raffaele, all'istituto tumori di Milano e allo Spallanzani di Roma.
Quello tra Armani e Milano è un rapporto particolare e profondo, che va al di là del fatto che qui abbiano la testa e il cuore le sue società.
Milano è la città dove è cresciuto e si è formato nei suoi primi lavori e da dove ha ricevuto e dato sempre in cambio, nel solco della vecchia borghesia illuminata lombarda.
Già nei primi giorni dello scoppio della pandemia di Coronavirus, Armani si era mosso con una lettera per ringraziare medici e infermieri, pubblicata su oltre 60 quotidiani italiani, dalle testate a larga distribuzione a quelle regionali e sportive, per ringraziare gli operatori sanitari impegnati nella lotta al Covid-19.
“È commovente vedervi impegnati nel vostro lavoro con le difficoltà e i grandi sforzi che ormai tutto il mondo conosce. E soprattutto vedervi piangere” scriveva lo stilista. “Credo che questo sentimento si colleghi al mio desiderio di intraprendere la carriera di medico quando ero giovane e cercavo una mia strada. Tutta la Giorgio Armani è sensibile a questa realtà ed è vicina a tutti voi: dal barelliere all’infermiera, dai medici di base a tutti gli specialisti del settore. Vi sono personalmente vicino”.
Anche altri della moda si sono mobilitati e hanno risposto ai tanti appelli di aiuto: da Scervino a Valentino, da Gucci a Prada a Ferragamo, ad altri che hanno donato fondi o stanno riconvertendo le produzioni in maniera gratuita per fare fronte alla drammatica esigenza del momento.
Tra i vari progetti, Bulgari ha donato un nuovo microscopio 3D all’ospedale Spallanzani di Roma. Dolce&Gabbana hanno finanziato un progetto di ricerca sviluppato da Humanitas University in collaborazione con i virologi dell’Ospedale San Raffaele di Milano.
Etro ha fatto una donazione al laboratorio di virologia dell’Ospedale Sacco, coinvolgendo una serie di influencer e celebrity in una campagna virtuale, con tanto di t-shirt Milano never stops, per dire che la capitale meneghina non ferma la propria creatività neanche adesso, anche se la responsabilità civile impone ai cittadini di stare a casa.