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Peroni da Vigevano al mondo

  • Paola Montonati

peroni 1E’ estate e cosa c’è di meglio di una buona birra ghiacciata? Magari una Peroni, le cui origini affondano nella storia della Vigevano del primo Ottocento per poi spostarsi nella Roma dell’età umbertina.

Tutto cominciò nel 1846, quando Giovanni Peroni, figlio unico di un pastaio vigevanese, aprì presso Piazza Ducale una piccola fabbrica dove produceva una birra dal sapore cosi unico e intenso che in poco tempo divenne una delle più amate dai cittadini della cittadina lombarda.

Col passar del tempo Peroni, che nel frattempo aveva aperto un piccolo locale dove vendeva in esclusiva la sua birra appena uscita dalla fabbrica, cominciò a sentire Vigevano troppo stretta per la sua attività e a pensare a un trasferimento a Roma, allora ancora la capitale dello Stato della Chiesa.

Nel 1864, quindi, Giovanni si trasferì, con tutta la famiglia, in un negozio nella romana e centralissima Piazza di Spagna, dove ampliò ulteriormente il suo giro d’affari, per poi nel 1872, quando ormai la città era diventata la capitale del Regno D’Italia, aprire uno stabilimento presso Borgo Santo Spirito, con una mescita situata nell’elegante via del Macelli.

Dopo la morte di Giovanni, i due figli, nel 1890 aprirono presso il Colosseo non solo una nuova fabbrica, ma anche un vero pub con 19 tavolini, dove si poteva pranzare e gustare l’ottima birra Peroni.

Nel frattempo la Peroni non solo aveva ottenuto da Umberto I la menzione ufficiale di fornitore della Casa Reale, ma nel 1886 era stata nominata con menzione onorevole presso l’Esposizione dei prodotti nazionali.

La vera svolta per la Peroni arrivò nel 1905, quando i due fratelli, dopo un viaggio in Germania, decisero di utilizzare nella produzione la bassa fermentazione, con la convinzione che fosse il futuro per la lavorazione della birra.

Nello stesso anno la Peroni entrò in società con la più grande fabbrica di ghiaccio di Roma, garantendosi in questo modo una costante fornitura di ghiaccio per le sue birre.

Tra le due guerre l’azienda non solo migliorò gli impianti, ma acquistò varie fabbriche nel Sud e nel Centro e iniziò una serrata campagna pubblicitaria con spot alla radio e manifesti nelle grandi città e ideò anche una delle sue birre più note, il Peroncino.

peroni 2Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il nipote di Giovanni, Franco Peroni, cominciò non solo una campagna di spot televisivi, che, con il motto “Chiamami Peroni, sarò la tua birra” sarebbero entrati nell’immaginario collettivo degli italiani, ma fece costruire a Napoli e in altre località, stabilimenti più moderni, che si rifacevano al modello lavorativo americano. 

Nel 1963 nasce il marchio Nastro Azzurro, mentre negli anni Settanta e Ottanta la Peroni diventa una delle birre italiane più amate all’estero.

Dopo una lunga serie di chiusure, alla fine degli anni Ottanta rimangono attive le fabbriche di Roma, Padova, Napoli e Bari. 

Con gli anni Novanta la Peroni stringe un accordo con la Heineken, che poco prima aveva comparato anche la Birra Moretti, per salvarsi da una grave crisi economica.

Nel 2003 l’ultima proprietaria dell’azienda, Isabella Peroni, vende gran parte delle azioni alla sudafricana SABMiller, concludendo un’era tutta italiana.

Oggi la Peroni italiana è gestita dalla sede di Roma da Ezio Messina, il direttore dell’azienda centrale, che è sempre molto attento alla bontà delle materie prime per una buona birra. 

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