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La storia del corpo dei Vigili del fuoco di Pavia

  • Paola Montonati

fuoco 1Siamo abituati a vederli arrivare, con i loro camion rossi, a sirene spiegate, per spegnere un incendio, per togliere le auto di un incidente dalla strada, per aiutare coloro che, a volte per imprudenza o imperizia, si mettono in situazioni di pericolo.

Questa volta proviamo a raccontare la loro storia.

Fino alla fine del XVIII secolo, con la nascita del Regno d’Italia, a Pavia non esisteva un vero e proprio corpo Pompieri.

Nel 1788 il prefetto pavese aveva autorizzato che, nel caso di un incendio, alcune categorie di lavoratori, come i facchini e i muratori, avrebbero dovuto trasportare almeno un recipiente d’acqua contente 71 litri, mentre per i casi più gravi erano state ideate delle rudimentali macchine idrauliche, che si trovavano nei sei quartieri in cui era stata divisa in quell’epoca Pavia, mentre altre due erano presso il Broletto.

Il tutto era sorretto da un piano di spesa per la manutenzione delle macchine, di cui era a capo il macchinista Giuseppe Re.

Ma nel 1861, il Comune di Pavia prese la decisione di unire il corpo del Pompieri con quello appena nato del Sorveglianti Municipali, non tenendo conto che erano due categorie ben distinte tra di loro, con mansioni molto diverse.

Pochi anni dopo l’assessore Platner, in una sua relazione, disse che non si poteva essere contemporaneamente un sorvegliante, un pompiere e una guardia comunale.

Le caratteristiche di un buon pompiere dovevano essere una grande forza fisica, ad esempio per salire sulle scale, grande adattabilità agli orari flessibili, anche se non doveva essere molto colto, al contrario della guardia comunale, che oltre ad un carattere preciso e rigoglioso doveva essere in grado di scrivere almeno un rapporto giornaliero.

Nel 1869 il comune di Pavia pubblicò un Regolamento municipale sull’Edilizia e i Servizi Pubblici, che conteneva tutte le norme su come prevenire un incendio, dall’avviso al Corpo di Guardia dei pompieri, che si trovava allora presso il Civico Palazzo, fino ad arrivare al ruolo del Capo Pompiere durante le operazioni di spegnimento, in cui anche i civili potevano dare una mano se necessari.

Fallito l’esperimento con le Guardie Comunali, nel 1871 il comune fondò un nuovo Corpo del Pompieri, che agli inizi del Novecento si trasferì in via Luigi Porta, dove si trovava l’ex convento di San Dalmazio, vicino alla chiesa dei santi Filippo e Giacomo.

Per il corpo furono progettate due divise, una da lavoro e la seconda per le parate comunali.

Nella seconda guerra mondiale il Corpo lavorò a numerose esercitazioni con la Croce Rossa, allo scopo di aiutare i pavesi ad affrontare i pericoli della guerra imminente.

Inoltre i pompieri erano anche impegnati nei turni di guardia alle ponticelle, le sovrastrutture che in caso di neve venivano depositate in Strada Nuova per il deflusso dell’acqua verso la Roggia Cardona.

fuoco 2Con la fine del conflitto, i pavesi decisero di dare una nuova sede ai vigili del fuoco, poiché l’ex convento era troppo malandato e andava demolito al più presto.

Il 20 luglio del 1950, alla presenza del sindaco e di una gran folla, il vescovo di Pavia, Carlo Allorio, benedisse in via Campari la prima pietra della nuova caserma dei pompieri di Pavia.

Un anno dopo, nel 1951, la nuova sede fu solennemente inaugurata, con una serie di spettacoli atletici da parte dei vigili del fuoco di Genova e Milano, oltre ad esercitazioni dei colleghi di Varese e Bergamo, fino ad arrivare a una sfilata di 500 macchine dei vigili, proventi da tutta l'Italia, che vennero accolti da una folla commossa.

Oggi, dalla loro nuova sede, che comprende un giardino con la statua di Santa Barbara, patrona dei pompieri, i vigili del fuoco di Pavia vanno sempre in aiuto di chi ne ha bisogno.

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