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La flotta navale di Pavia

  • Paola Montonati

flotta pavia 1Nel Medioevo l’importanza acquisita da Pavia nella navigazione fluviale dipendeva non solo dalla sua posizione, che la metteva in diretta comunicazione col Lago Maggiore e con l’Adriatico, ma anche dal suo ruolo di centro politico e sede amministrativa del Regno Italico.

Dal XI secolo le cose cambiano; con il sorgere dei comuni si formano tanti centri quante sono le città, e Milano primeggiava per il numero dei suoi abitanti e per la potenza sempre crescente della sua borghesia industriale e mercantile.

L’assoggettamento di Pavia ai Visconti, nuovi signori di Milano, divenne quindi una necessità, che avvenne nel 1359, quando la città cadde definitivamente sotto il controllo di Galeazzo II.

Nel XII secolo, le guerre municipali divennero quasi permanenti, si combatté per terra e per acqua, e nelle città dei grandi fiumi c’erano darsene e si fabbricarono navigli da guerra.

Ferrara, Mantova, Cremona, Piacenza, Pavia si segnalarono in questo nuovo campo d’attività, in particolare Pavia.

Delle navi, alcune erano lunghe, acute e velocissime, ed erano le scancerie o ganzerre, altre, più pesanti, erano dette incastellate dal castello di poppa capace di contenere un buon numero d’armati.

Quando Pavia cadde in potere dei Visconti, questi ne fecero la prima stazione navale del loro Stato, e dal suo arsenale partirono le armate ducali che, nel XV secolo, lottarono a lungo contro i veneziani, il più delle volte con fortuna.

Nella seconda metà del Quattrocento i progressi dell’arte militare, insieme alla cresciuta potenza delle artiglierie, i navigli fluviali persero ogni importanza come mezzi di guerra.

Si sa dell’esistenza di una corporazione che raggruppava gli addetti alla navigazione fluviale sul Ticino e Po, e gli utenti delle acque del fiume in genere, con un suo statuto, i suoi consoli e un’organizzazione interna autonoma che traeva potenza dal commercio fluviale e dal noleggio delle imbarcazioni che trasportavano le merci dei ricchi mercanti delle città rivierasche.

Oltre ai paroni o proprietari, armatori e comandanti delle navi, appartenevano alla corporazione anche i navaioli o barcaioli, addetti alla navigazione, ai remi, alle vele, ai servizi di carico e scarico, e ai servizi d’interesse pubblico in caso di calamità naturali, come inondazioni, naufragi, annegamenti, rottura e rifacimento dei ponti.

Erano molto numerose le imbarcazioni da guerra, come i brigantini, le barbotte e le galeotte.

Le ganzerre erano molto veloci, lunghe e rostrate, e superavano le barbotte, di maggiore capacità.

Tra le altre navi c’erano redeguardi, redeguardi grandi, galeoni, galeoncelli, navi con ponti piatte, calandre, barchette, navette, burchi, burchielli, mattatali e rascone.

Un’altra imbarcazione, che continuò la sua attività per oltre cinque secoli, era la rascona detta anche nave di Pavia, un’imbarcazione leggera e maneggevole che trasportava merci e uomini.

Altri natanti, usati principalmente per il trasporto di merci, erano la gabarra, molto simile al burchio ma contraddistinta dalla prua a punta fornita d’asta,  usata sul Po dal pavese al mantovano; la comacina, simile alla gabarra, originaria della zona di Comacchio; il bucintoro, da non confondersi con la nave da parata della Serenissima, e la magana, dotata di una capacità di 300-400 q, presente nell’area padana da Padova, a Pavia.

flotta pavia 2Fondamentalmente avevano caratteristiche simili tra loro, con un’apertura al centro per il carico, fondo piatto, fianchi dritti, e due alberi con vele al terzo, mentre la rascona presentava caratteri più arcaici, analoghi a quelli riscontrabili in età egizia e romana.

Il timone non era incardinato al centro della poppa, ma appoggiato in un’ansa del suo fianco come nelle navi dell’antichità; tale sistema dei due timoni era presente solo in questo tipo di nave, per diminuire lo scarroccio dovuto al limitato pescaggio.

Invece i navaioli erano una milizia territoriale reclutata in città e nei paesi rivieraschi, che in tempo di pace si dedicava alla pesca, al commercio, oppure alla guardia del Po e del Ticino, mentre in tempo di guerra, saliva sui galeoni e sulle altre navi armate del ducato.

Le loro sedi principali erano a Pavia, Piacenza, Lodi e Cremona, dove si raccoglievano quelli provenienti dai centri minori.

Nel 1417, a Pavia ve ne erano iscritti 150, a Piacenza, verso il 1430, 76, a Cremona e Lodi una settantina, ben poca cosa per armare i 60 galeoni e tutto il naviglio minore, mentre la darsena di Pavia, era il luogo di riunione dei nocchieri e connestabili, dove si trovava la maggior parte dei galeoni e del naviglio minore.

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