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Fabbricare setacci in Lomellina

  • Paola Montonati

setacci 1In dialetto medese, Al Cribbiè era il fabbricante dei grossi setacci che venivano usati in agricoltura dai contadini, dai mugnai per la farina e dai pilatori per il riso appena sgranato dalle piante, ma c’erano anche setacci usati per il più modesto uso casalingo.

La lavorazione dei setacci affonda le sue radici fin nell’antico Egitto, quando i contadini preparavano i loro arnesi con giunchi e papiri, mentre i Galli sotto la dominazione romana usavano un intrecciato di crini di cavalli.

A Mede e nella Lomellina l’arte di lavorare i setacci era tramandata da padre in figlio, che conoscevano anche come conciare le pelli migliori per un buon setaccio, segreti che fin dall’alto Medioevo passavano a ogni generazione fino agli ultimi anni dell’Ottocento e a dopo la prima guerra mondiale.

Dopo aver corroso il pelo con della calce in fosse speciali, le pelli venivano lavate nelle rogge, poi erano raschiate e c’era una purga con i bagni nello sterco di cane oppure tra gli escrementi di polli e piccioni.

Allo scopo di livellare le pelli si usava anche una lunga immersione in sostanze saline oppure l’esposizione all’azione del fumo, fino alla concia definitiva con l’allume di rocca e aceto in soluzione e alle emulsioni con farine di grano o segale e tuorli d’uovo.

E dopo la concia c’era un lungo lavoro di traforo con i punzoni a mano, che ancora oggi rivivono nei disegni geometrici di alcuni dei più bei setacci lomellini.

Oggi molti di questi setacci sono conservati presso i musei dedicati alla cultura contadina pavese e lomellina, mentre gli ultimi discendenti dei Cribbiè medesi possiedono tutti gli attrezzi che venivano usati per questo mestiere oggi dimenticato, ma che dava lavoro alle famiglie di Al Gab, uno dei rioni medesi più caratteristici.

A quel tempo il più noto fabbricatore medese di setacci era Giovanni Bensi, che lavorava con uno stile geometrico e molto dettagliato, vicino alle miniaure rappresentate nei volumi oggi conservati presso la Biblioteca Laurenziana di Firenze, mentre la figlia Ida con lo zio Angelo dopo la morte del padre condusse per anni l’azienda di famiglia.

La famiglia Bensi era una delle più note nel campo della fabbricazione di setacci a Mede, questo grazie all’abilità di lavorare le fustelle necessarie per il lavoro e tutti i ganci e anelli usati per appendere i setacci, come pure nel lavorare le fasce circolari di legno che facevano parte della parete del setaccio.

Oggi il mestiere del fabbricante di setacci è totalmente sparito dalla Lomellina e dal Pavese, ma molti sono gli anziani che, con un pizzico di nostalgia, ricordano come i loro bisnonni e poi i figli sapevano lavorare con abilità le varie pelli, dando vita a oggetti dal significato non solo lavorativo, ma anche affettivo e culturale. 

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